17- GIORNO- MESE DEL SACRO CUORE- Dagli scritti di S. MARGHERITA M. ALACOQUE
GIORNO XVII.
I. Il Cuore di Gesù nocchiero divino dell' anima fedele fra le tempeste della vita.
- « Quanto all' entrare nel sacro Cuore del Signor nostro, di che devi temere, se egli ti fa invito di andarvi a pigliare il tuo riposo? Entravi dunque come viaggiatore in sicura nave, di cui è nocchiero il puro amore, il quale ti condurrà felicemente attraverso il procelloso mare di questo mondo, preservandoti dagli scogli e tempeste, che sono le suggestioni dei nostri nemici, il nostro amor proprio e vanità, l'attaccamento al nostro giudizio e volontà.
« Quando sentirai turbarti ed agitare da qualche tema, convien dire all'anima tua: E di che paventi, mentre tu porti il Cuore di Gesù e la tua fortuna, cioè il puro amore, tesoro e delizia del cielo, e della terra?
« Ed a mantenerci entro questo divin Cuore per sempre, ci è bisogno 1' amarlo come l'Unico Necessario al nostro cuore, il quale dee portarci dolcemente all' obblio ed al disprezzo di tutto il rimanente. Oh se potessimo comprendere quanto approfittino le anime chiamate a questo perfetto spogliamento e abbandono di sè, qualora fedeli corrispondano con una morte intera ad ogni desiderio, soddisfazione; curiosità e riguardo a se medesime, per lasciarsi condurre da questo Nocchiero divino nella sicura nave dell’amoroso suo Cuore!
« Sembrami che in tal modo noi mettiamo in sicuro la nostra salute, la quale sta esposta a cosa forte rischio in questa miserabile vita piena di corruzione. Ma quando noi siamo tutto dedicati e consecrati a questo adorabil Cuore per amarlo ed onorarlo a tutto nostro potere, abbandonandoci pienamente a lui, egli si prende la cura di farci, a malgrado di tutte le tempeste, arrivare al porto della salute.
« Io vi rimetto dunque al sacro Cuore del nostro dolce. Maestro, perchè sia egli stesso vostro direttore e vostra guida; egli è sapientissímo; e quando ci abbandoniamo davvero alla sua condotta e lasciamo a lui fare, egli ci fa percorrere in breve tempo lungo cammino senza che noi ce ne accorgiamo, se non dai combattimenti che la sua grazia ci fa dare di continuo alla nostra immortificata natura. « L'amabile Cuore, di Gesù dev'essere sola tua occupazione, tua meditazione, tuo intrattenimento, tuo libro e piena tua direzione; esso dee riempire la tua memoria, rischiarare il tuo intelletto, infiammare la tua volontà; sicchè non ti risovvenga più che di lui. Procura, te ne scongiuro, di bene intendere le sue divine lezioni e tutti i suoi voleri per eseguirli appresso. Una sola cosa è necessaria, ed è il puro amore divino in quello della nostra abbiezione, abbandonandoci alla provvidenza del sacro ed amabile Cuore di Gesù per lasciarci condurre e governare a suo grado. Ben egli prenderassi cura di fornire il necessario alla nostra santificazione; basta che noi ci applichiamo a ben riceverlo secondo i suoi disegni ».
II. Avvisi intorno all'abbandono di noi in Dio.
- « Tienti pronto e disposto a tutto soffrire nel silenzio di un' anima perfettamente abbandonata nel Signore come io penso egli brami la tua. Abbandono quanto al corpo, pigliando indifferentemente la malattia come la sanità, la fatica come il riposo; abbandono quanto allo spirito, amando la insensibilità, le aridità, le desolazioni, ed accettandole cogli stessi ringraziamenti che le dolcezze e le consolazioni; tenendoti sempre 1' anima in pace, facendola operare nella perfetta nudità della fede, senza piacerti dei gusti sensibili, che servono solo il più spesso a ritardarti nel cammino della perfezione.
Il terzo abbandono è quello del cuore, sede dell'amore e della volontà la quale tu devi far morire nel sacro Cuore in guisa da lasciare a lui volere per te tutto quello che sarà di suo buon piacere, non procurandoti nè gusti nè pene, ma gradendo tutto quello che da lui ti sarà presentato, dolce o amaro che sia, essendo il medesimo amore a porgerti 1' uno e 1' altro per santificarti a grado suo.
Rimani in pace tutto abbandonato e sacrificato al sacro Cuore di Gesù Signor nostro, il quale sembrami poterti dire, non ti abbandonerà mai; anzi prenderassi una cura tutta particolare di te, a misura del tuo confidarti ed abbandonarti con fedeltà inviolabile a lui nelle occasioni ove si tratti della sua gloria e di provargli il tuo amore.
Quanto sei obbligato al sacro Cuore del Signore nostro dolce, che tanto amore nutre per te! Riamalo dunque di tutto 1' amore onde sei capace, e rendi a lui la gloria di ogni bene. Sii fedele inviolabilmente ad ogni costo, poichè ricco egli è abbastanza per ricompensarti. Questo divin Cuore ti farà sentire gli effetti della sua liberalità in tutto, se tu pienamente ti affidi all’amorosa sua bontà.
Il Cuor tuo dev'essere il trono del tuo Diletto, rendendo a lui amor per amore, nella fedeltà che ei ti farà conoscere come a lui più gradevole. Abbandono per amore, abbandono nell'amore, e tutto all’amore senza più riserva di sorta ».
III. Squisita cura del Signor nostro in condurre la Santa.
- Fino dalla sua puerizia esperimentò Margherita quanto sia delizioso all'anima l'abbandonarsi alla condotta di nostro Signore. Per parecchi anni, ella dice, io non ebbi propriamente altro direttore che il mio sovrano Maestro; poichè dal punto in che cominciai a conoscermi, egli prese una signoria così assoluta sulla mia volontà, che obbligavami ad obbedirgli in tutto, senza che io potessi, a così dire, difendermene.
Egli stesso mi riprendea con dolce severità de' miei falli, per piccioli che paressero; laonde io concepii orrore sì grande al peccato, che mi nascondei per piangere a mio agio, quando mi fossi accorta di esser caduta nella minima colpa. All'orazione sentiami attirar così forte, che molto mi facea patire il non sapere nè potere apprendere come la si dovesse fare, non avendo io conferimento alcuno con persone spirituali, nè altro conoscendo, fuor del nome di orazione, che rapivami il cuore. Rivolsimi però a1 sovrano mio Maestro, ed egli m'insegnò come volea che io mi vi esercitassi, il che mi servì poi tutta la vita. Mi facea dunque umilmente prostrare a sè dinanzi per chieder perdono di tutte le offese a lui fatte; quindi adoratolo, io gli offeriva la mia orazione senza sapere come vi dovessi fare. Appresso egli presentavami s'è medesimo nel mistero in cui lo dovea io considerare, e vi applicava sì forte la mia mente, tenendomi l'anima con tutte le potenze assorte in lui, che io non pativa distrazione alcuna; ma il mio cuore sentivasi struggere per desiderio di amarlo, destando in me una brama insaziabile della santa Comunione e di patire... ed avrei passato i giorni e le notti intere dinanzi al santissimo Sacramento senza cibo nè bevanda e senza sapere che mi facessi, se non di consumarmi alla sua presenza come ardente cero per rendere a lui amor per amore.
Come poi io mi lagnava di continuo al mio divino Maestro per timore di non potergli piacere in tutto quello che facea, vedendovi troppo di mia volontà, mentre io stimava solo il fatto per obbedienza, e dicea: Oimè, Signor mio, datemi dunque alcuno che a voi mi conduca egli rispose: non ti basto io? di che temi? può mai una figliuola tanto amata, quanto io ti amo, perire fra le braccia di un Padre onnipotente? Bene ti farò conoscere come io sono un savio e illuminato direttore, che so guidare senza pericolo le anime che si abbandonano a me, dimenticando se stesse ».
IV. Atto di unione al sentimenti del Cuor di Gesù in Sacramento.
- « Gesù Cristo, Signor mio Dio, che io credo veramente e realmente presente nel santissimo Sacramento dell'altare, ricevete quest'atto di adorazione profondissima per supplire al desiderio che avrei di adorarvi incessantemente; e per rendervi grazie dei sentimenti di amore che il Cuor vostro vi ha per me. Io non li saprei meglio riconoscere che offerendovi tutti gli atti di adorazione, di pazienza, di amore che questo medesimo Cuore ha fatto nel corso di sua vita mortale, e fa tuttavia e farà eternamente in cielo, a fine di amarvi, lodarvi e adorarvi per mezzo suo quanto mi sarà possibile. Mi unisco a questa offerta divina che voi fate al divin Padre, ed a voi consacro tutto il mio essere, pregandovi a distruggere in me il peccato ed a non permettere che io sia mai separato in eterno da voi ».
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