20- GIORNO- MESE DEL SACRO CUORE- Dagli scritti di S. MARGHERITA M. ALACOQUE

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GIORNO XX.

I. Bene dell' anima che riceve, comu­nicandosi, il Cuore di Gesù.

- Ardea la Santa d'incessante desiderio di ricevere in Sacramento il Dio del suo cuore ed il Cuore del suo Dio. « La mia più grande consola­zione in lasciare il mondo, attestò ella, era in pensare che mi sarei comunicata spes­so; mentre fuori non me lo voleano per­mettere che di rado, ed io mi sarei creduta la più felice del mondo, se lo avessi potuto fare sovente, e passare le notti sola innanzi al santissimo Sacramento. Là io sentivami in tale sicurezza, che con tutto il mio es­sere al sommo paurosa, posto appena il pié in quel luogo di delizie, non pensava più altro.

« II giorno prima della Comunione io sentivami assorta in un silenzio sì profondo, che non potea parlare se non con violenza, compresa dalla grandezza dell' azione a cui mi approssimava: e quando l' avea compiuta, io non avrei voluto più bere, nè mangiare, nè vedere, nè parlare, tanto era grande la consolazione e la pace che ne risentiva. Nascondeami quanto potea per apprendere ad amare il mio sommo Bene, il quale sì fortemente pressavami di rendergli amore per amore: Tale amore dovea per lei crescere mag­giormente nel chiostro, ed ella dicea! « Tanto è grande il mio desiderio della Comunione, che quando pure mi abbisognasse marciare a pié nudi per un cammino di fuoco, sem­brami che tal pena non mi costerebbe niente in confronto della privazione di un tanto bene. Niente vale a darmi una così viva gioia come questo pane d'amore, ricevuto il quale io rimango annientata in presenza del mio Dio, ma con una così grande alle­grezza, che talvolta durante il ringraziamento tutto il mio interno è in' silenzio e risgetto profondo per intendere la voce dì' Quello, che forma tutto il contento dell'anima mia.

« Il mio Sovrano mi ha posto nell'anima una così viva brama di amarlo, da sem­brarmi che quanto io veggo dovrebbe venir cambiato in fiamme d'amore, a fine che egli sia amato nel suo divino Sacramento. Mi riesce poi un martirio il pensare com' egli è si poco amato, e tanti cuori si ricusano al puro amor suo e lo pongono in oblivione e lo disprezzano. Lo amassi almeno io, ed il mio cuore sarebbe alleviato nel suo dolore: ma in cambio io sono più ingrata e infedele di tutte le creature, mentre con­duce una vita tutta di sensi, colpa del mio amor proprio.

« Il desiderio di morire mi punge più che mai, nè mi saprei risolvere a doman­dare a Dio degli anni di vita, se non fosse a condizione che tutti siano impiegati ad amare il Sacro Cuore del mio Gesù nel si­lenzio e nella penitenza, senza più offen­derlo, dimorando giorno e notte presso il divin Sacramento, dove questo adorabile Cuore forma tutta la mia consolazione quaggiù ».

II. Potere dei desiderii dell'anima sul Cuore di Gesù.

- « Un giorno di Venerdì santo trovandomi in ardente desiderio di ricevere nostro Signore, gli dissi con molte lacrime queste parole: Amabile Gesù, io voglio struggermi desiderandovi, e non po­tendo oggi possedervi, non cesserò di de­siderarvi. Ed egli venne a consolarmi di sua dolce presenza, dicendo: Figliuola, il tuo desiderio ha penetrato il mio Cuore si ad­dentro, che se non avessi istituito questo Sacramento d'amore, lo farei di presente per amor tuo, a fine di aver il piacere di alloggiare nell'anima tua e prendere il mio riposo d'amore nel tuo cuore.

- Tanto mi ricolmò di cosi vivo ardore, che io me ne sentiva rapir tutta 1' anima, e non poteva esprimermi che con queste parole: O amorel o eccesso d'amore di un Dio verso una si miserabile creatura! - Il Signore dissemi anche: Io gusto tanto piacere in vedermi desiderato nel Sacramento dell' amor mio, che quante volte un cuore forma questo de­siderio, altrettante io lo riguardo amorosa­mente per attirarlo a me.

- La quale visione s'impresse in me così vivamente, che sof­friva io poi una pena grande nel sapere il mio Gesù si poco amato e desiderato in questo augusto Sacramento; e quando altri se ne ritraeva o ne parlava con freddezza e indifferenza, tal pena mi addiveniva in­sopportabile.

« Un dì che mi tormentava la brama di riceverlo dissi a Gesù; Signore, insegnatemi quello che debba io dirvi. Ed egli: Dio mio, mio Unico e mio Tutto, voi siete tutto per me e io sono tutta per voi. Queste sole pa­role dirai, che ti guarderanno da ogni sorta di tentazioni, suppliranno a tutti gli atti che tu vorresti fare e servirannoti di apparec­chio nelle tue azioni ».

III. Pratica della Santa propria delle anime a Dio consacrate:

- « II mio so­vrano Signore, così ella parla di un favore impartitole in uno dei suoi ritiri spirituali, mi usò la misericordia di comunicarmi le sue grazie con tanta profusione, che mi sa­rebbe difficile a spiegarle.

Egli sposò l'anima mia nell'eccesso di sua carità, con farmi capire che aven­domi destinata a rendere un omaggio con­tinuo al suo stato di ostia e di vittima nel sacratissimo Sacramento, in tale qualità io dovevo immolare assiduamente il mio pro­prio essere per amore, adorazione, annien­tamento e conformità alla vita di morte da lui menata nell'Eucaristia; praticando i miei voti su questo sacro esemplare, posto in tale spógliamento di tutto e come in biso­gno di ricevere dalle sue creature tutto che esse vorranno dare o rendere a lui.

« Così per il mio voto di povertà io non debbo solo essere spoglia dei beni e degli agi della vita, ma ben anche di tutti i piaceri, consolazioni, desiderii, affezioni e d' oghi proprio interesse, lasciandomi to­gliere e dare come fossi morta o insensi­bile.

« Qual è obbedienza maggiore di quella del mio Gesù in Sacramento dove egli si fa presente nel punto del pronunciarsi le parole della consacrazione, sia buono o malvagio il sacerdote o l'uso che questi vuol farne, sofferendo, di essere portato in cuori imbrattati di colpe, delle quali egli ha tanto orrore? Così a sua imitazione ei vuole che io m'abbandoni tra le mani de' miei superiori, come che siano, i quali dispon­gano di me a loro grado, senza che io mo­stri la minima ripugnanza per quanto le cose fossero contrarie alle mie inclinazioni, e dica: Il mio Gesù è stato ubbidiente fino alla morte di croce, voglio dunque anch'io ubbidire fino al sospiro ultimo della mia vita in omaggio alla obbedienza di Gesù nell'ostia santa, la cui bianchezza mi ac­cenna che bisogna essere una vittima pura da immolarsi a lui, senza macchia, per pos­seder lui, monda di coro, di cuore, di af­fetti, d' intefizioni. Per trasformarmi al tutto in lui, conviene menare una vita senza cu­riosità ma di amore e di privazione, go­dendo in vedermi spregiata e dimentica, a riparazione dell'oblio e disprezzo che soffre il mio Gesù nell'Ostia santa ».

IV. Ricorso al sacro Cuore.

- « O Cuore altissimo, delizie della divinità, io vi saluto dall' esilio in cui sono: vi invoco nel mio dolore, vi chiamo a rimedio della mia fragilità. Cuore misericordiosissimo, Cuore ottimo e pietosissimo del mio dolce Padre e Salvatore, non dinegate il vostro soccorso all'indegno mio cuore!

« Voi, o Dio del mio cuore, voi mi creaste, perchè fossi oggetto del vostro amore e soggetto della ineffabile vostra bontà: venite dunque, o Cuore divino, e attraete me a voi. Venite, o fedelissimo, o tenerissimo, o dolcissimo, o amabilissimo fra tutti gli amici, venite al mio cuore. Lo supplico a voi, per la vostra incomparabile amicizia e per la vostra parola, venite ad alleviarmi. Venite, nè permettete che io diavi cagione di lasciarmi. Venite, o vita del mio cuore, o anima del mio spirito, o unico so­stegno dell'anima mia; venite a farmi vivere di voi in voi, ma efficacemente, o sola mia vita e tutto il mio bene. Venite, Dio mio e mio tutto! »

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