EVA LAVALLIERE: BELLA, RICCA E FAMOSA. STAVA PER SUICIDARSI, POI LA CONVERSIONE. ORA E' SERVA DI DIO . UNA STORIA STUPENDA

Eugenia Fenoglio, in arte Eva Lavallière, era una donna di qualità artistiche notevoli, colpita però da una sventura familiare che la segnò profondamente per tutta la vita. Nata a Tolone nel 1866 da madre italiana e padre francese, giocatore, bevitore, vagabondo che picchiava la moglie dinanzi alla figlioletta, dovette assistere l’uccisione della propria madre da parte del proprio padre, per poi vederlo suicida. Il suo destino fu triste: ospite temporanea da una zia, poi in un collegio ed infine in una modisteria.

L’inquietudine, la scontentezza e il forte orgoglio non le davano pace. Consapevole delle sue qualità artistiche e della sua bellezza femminile Eugenia, dopo aver frequentato a Parigi una scuola di danza, canto e recitazione, diventò Eva. Lo sbocco fu il «Café chantant» a Mont Parnasse, allora molto in voga, anche se di second’ordine, per via dei costumi facili e della diffusa dissolutezza. Diventò alcolizzata, tabagista, cocotte leggendaria ed anche ragazza madre. Una vita sregolata. Il forte dolore che l’attanagliava era continuo. Fu allora che cercò cominciò a cercare sollievo nella magia e nello spiritismo entrando in contatto con dei medium.

La sua abilità nel cantare e nell’imitare le permise ben presto di calcare le scene dei migliori teatri parigini. Fu un trionfo saturo di gloria, di ricchezza e onori: Offenbach le aveva dedicato la sua migliore musica. i suoi guadagni erano favolosi ma favoloso era anche lo sperpero. Grande stella e grande povertà morale, fu regina di La Belle Epoque, ma regina turbata e angosciata. Conobbe il lusso anche se portò sempre con sé una medaglia della Santa Vergine e, ogni volta che il successo le arrideva, le mandava un mazzo di fiori: «Ho oro ed argenti e tutto quanto si può desiderare in questa vita ma sono la più disgraziata delle donne».

Il pubblico era delirante ma Eva sperimentava un’amarezza disperata.

Dopo uno spettacolo particolarmente felice con ripetute uscite sulla scena ed ovazioni, Eva fu colta dall’angoscia: «Ma che faccio io al mondo?... diverto la gente scioperata, mentre la gente seria soffre tutte le conseguenze di questa guerra immane (1917). E poi come la diverto?... ignorando, calpestando tutto ciò che è onesto, puro...». Fu allora che si diresse verso la Senna per farla finita e mettere fine alla sua tormentata esistenza. Un uomo riuscì a fermarla e le disse: «Dio mi ha mandato per salvarvi la vita. Ma ricordatevi sempre che in Dio solo è la pace».

Questa fu per Eva una scossa radicale. Si fece accompagnare da un padre spirituale, cambiò vita e nel 1918 si convertì: «Ora sono così felice! Ho scoperto l’amore di Dio». Si riaccostò all’Eucaristia, riparò i tanti scandali e il rispetto umano non la frenò, neppure quando il bel mondo parigino incuriosito ed esterrefatto la bersagliava di domande. Dopo la conversione andò per 17 mesi a Lourdes. L’elegante attrice si trasformò in una donna povera ma con un coraggio unico, tanto da proclamarsi peccatrice sull’Esplanade dinnanzi a 30.000 persone.

Nessuno sapeva che cosa fosse accaduto. Quando un’amica andò nel suo povero rifugio francese per cercare di ricondurla alla vita del teatro, Eva oppose resistenza: «No, non vengo. Non si impegni per me, non lo farò! Il mio intento è un altro». L’amica insistette ma si commosse alle parole di Eva: «Desidero per lei quanto io ho ora: non immagina quanto io sia felice con la grazia di Dio. Anche se non credete non sono mai stata tanto felice come dal momento in cui ho conosciuto Dio».

Più tardi un giornalista americano andò a trovarla. : «Ecco un assegno in bianco, scriva la somma che vuole e mi detti alcuni suoi ricordi», le disse. La risposta, ancora una volta, fu radicale: «La mia anima non è in vendita» .

La decisione fu radicale: «Mi costa molto scrivere questa lettera e ancora più inviarla: vi proclamerò la mia morte al teatro. Non calcherò più le scene!»

Con molta consapevolezza condusse la vita nuova che si era scelta: «Abbiamo soltanto una sola vita, quella delle nostre virtù. Io compio quattro anni il prossimo 19 giugno, perché è l’anniversario della mia conversione. Tutta la mia vita precedente è spazzatura». Si sentiva rinata: «Una sola cosa mi rimette a posto: l’abbandono totale nell’amore. Allora dimentico tutto: il passato, il presente, gli scrupoli fuggono e io sono inondata da una gioia profonda fatta di pace e di fiducia».

Così l’attrice parigina più celebre del suo tempo, affidò il figlio ad alcuni parenti, prese il velo e divenne religiosa trinitaria con il nome di Eva Maria di Gesù. Fu assegnata alla portineria e alla cucina del convento parigino. Visse in penitenza e preghiera con un ardente amore per l’Eucaristia.

Chiese poi di poter partire per la Tunisia, per poter servire in un lebbrosario per amor di Dio. Questa sua richiesta suscitò notevoli chiacchiere. La ridda delle parole e dei fraintendimenti colpì una scelta che voleva riversarsi sui più poveri, fra gli abbietti. Suor Eva Maria vedeva in loro il Volto di Cristo da servire, da accudire. 

Invece fu detto voleva scomparire perché i ricordi erano troppo vivi. Il passo interiore compiuto dall’attrice era forse impossibile da comprendersi per chi le era stato al fianco ed aveva introiettato schemi e moduli di pensiero che nulla o quasi nulla aveva da spartire con il Vangelo.

La molla interiore però era genuina e troppo solida per non essere accolta dai suoi superiori, così il servizio umile e nascosto, pericoloso e sconvolgente, divenne un nuovo palcoscenico ma senza spettatori. Eva Maria vi si muoveva con la certezza che un unico sguardo la sorreggeva in un simile degrado umano quello del Padre.

Lasciare tutto per amore di Dio non significava in primo luogo espiare le sue colpe quanto piuttosto porsi inerme accanto ai più inermi, deboli e rifiutati.

L’ultima malattia la colpì crudelmente: dovette essere ripetutamente operata, perse i denti e la vista.


Eva spirò a Tunisi il 10 luglio 1929 all’età di 63 anni: «Ho sete di giungere in Cielo e vedere Gesù». La cocotte convertita fu dichiarata Serva di Dio da Giovanni Paolo II nel 1996.


Fonte:carmelitanescalze-concenedo.it


 PREGHIERA PER LA CONVERSIONE DI UNA PERSONA 

(Preghiera dettata da Gesù a suor M.M.Alacoque)

Eterno Padre dipingi il volto del tuo Divin Figlio Gesù

nell'anima di (nome) con l'amore dello Spirito Santo.

O Padre, l'amore che tu provi per ciascuno di noi

mi porta a presentarti (nome della persona).

Tu solo conosci il suo cuore e sai che crede in Dio,

ma non nei suoi comandamenti.

E' attaccato alla sua vita negativa,

a cui non intende rinunciare;

è attaccato a se stesso e rifiuta di ammettere

la sua inferiorità rispetto a Te, Dio onnipotente,

Ma Tu, o Padre, richiamalo a Te.

Tu solo sai qual è il canale giusto per scuoterlo!

Ti prego: accelera la sua conversione e,

se è nella tua volontà,

fa che io possa essere strumento di questo ritorno

donandomi la gioia di aver riportato un'anima a Te.


Amen

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