.:LA TRASFIGURAZIONE:. di Don Mario Cascone

 
 
 
 
 
Ognuno di noi sicuramente ha avuto delle esperienze spirituali che gli hanno consentito di contemplare la gloria di Dio, manifestatasi in Gesù. Sono state esperienze ineffabili, nelle quali abbiamo avuto la possibilità di "vedere" con gli occhi della fede il Risorto, il Glorificato, il Cristo che ha dato la sua vita per noi e che ora siede alla destra del Padre. I nostri occhi si sono prima dovuti abituare alla sua luce abbagliante; sono stati purificati perciò dall'amore misericordioso del Padre, in modo da poter vedere Gesù e riconoscerlo come Signore della nostra vita. Ci è accaduto quanto accadde a Paolo sulla via di Damasco: i suoi occhi rimasero abbagliati dal fulgore del Risorto, che gli era apparso, e solo dopo alcuni giorni poterono riaprirsi, grazie anche all'aiuto di Anania (Atti 9, 1-20).

Proviamo a compenetrarci nell'esperienza della Trasfigurazione, rivivendola passo dopo passo insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni.

Probabilmente Gesù aveva deciso di trasfigurarsi davanti a questi apostoli, perché aveva compreso la loro difficoltà ad accettare il messaggio della Croce. In più di una occasione Pietro aveva manifestato il suo disappunto dinanzi al mistero della passione del Messia, prospettato da Gesù. Non è mai stato facile comprendere la verità del dolore offerto per amore. La croce rimane pur sempre uno scandalo e una stoltezza (1 Cor 1, 23). Gesù perciò aveva deciso di offrire un'anticipazione della sua gloria futura, quella gloria che avrebbe manifestato dopo la sua morte e risurrezione.

a) La salita verso il monte Tabor

Proviamo a pensare quali potevano essere le domande che Pietro e gli altri apostoli si ponevano mentre salivano sul monte Tabor. Probabilmente pensavano al Messia, che avrebbe dovuto liberare l'umanità dall'ingiustizia e dall'oppressione; pensavano al popolo d'Israele, ancora succube della dominazione romana; pensavano alla difficile strada prospettata da Gesù per instaurare il Regno di Dio: un concetto, questo, peraltro poco compreso dagli apostoli, i quali ancora ragionavano in termini troppo umani, disputandosi perfino i primi posti in questo Regno, di cui non avevano compreso il vero significato.
Che cosa penseremmo noi oggi, salendo insieme a Gesù verso il monte della Trasfigurazione? Potremmo pensare ai tanti drammi che attanagliano l'umanità di oggi: violenze, guerre, ingiustizie, malattie. Potremmo pensare al fatto che spesso ancora oggi, dopo duemila anni di cristianesimo, il male trionfa e non c'è poi tanta Bellezza in questo mondo. Non c'è Bellezza dove non esiste più la gioia di vivere, dove la speranza sembra spegnersi, dove l'entusiasmo viene meno: e questo accade, non di rado, anche nella vita dei cristiani. Non c'è Bellezza dove la sofferenza fisica, spirituale, morale spegne il coraggio di andare avanti e inclina a cedere, a darsi per sconfitti. La Bellezza non regna dove si osserva, con molta amarezza, che la mediocrità sembra avanzare, a tutti i livelli. E con essa la logica del profitto e del calcolo, l'arrivismo, la concorrenza spietata, il trionfo dei peggiori. Manca la Bellezza anche dove si vive in modo vuoto, monotono, ripetitivo, travolti dall'abitudine del quotidiano. Queste e altre domande possiamo forse porci, salendo con Gesù verso il monte della gloria: una salita faticosa, che facciamo tra mille dubbi e paure, pensando perfino talora che non vale la pena di farla. Tuttavia il Signore ci ha invitato e noi abbiamo deciso di salire con Lui su questo monte, dove qualcosa succederà, dove Egli si rivelerà in un modo insospettato. L'importante è salire, superando tutti gli ostacoli che ci impediscono o ci sconsigliano di farlo. Vogliamo seguire Gesù sul monte, desideriamo raccogliere il suo invito.

b) Con Gesù sul monte

Che cosa accadde quando Gesù e gli apostoli arrivarono in cima al Tabor? Ecco cosa ci riferiscono in proposito i Vangeli:

"Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: <<Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!>>. Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: <<Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!>>" (Mc 9, 2-7).

Gesù si manifesta agli apostoli in tutto lo splendore della sua gloria, uno splendore che l'evangelista Marco cerca di descrivere attraverso il segno delle vesti, che divennero così bianche che nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle tali. L'evangelista Luca aggiunge che il volto di Gesù "cambiò d'aspetto" (Lc 9, 29). Matteo specifica che "il suo volto brillò come il sole" (Mt 17, 2). Sono tutte immagini che ovviamente cercano di descrivere quanti accadde, ma lo fanno in maniera sempre approssimativa. Con Gesù apparvero anche Mosè ed Elia, che sono i personaggi più insigni dell'Antico Testamento: l'uno rappresenta la Torah, la Legge, e l'altro invece rappresenta i Profeti. Gesù, che discute con loro, è Colui che ne ha continuato l'opera, ma nello stesso tempo l'ha superata di gran lunga: Egli infatti è più di Mosè, più di Elia, più di Davide, più di Salomone. In Lui si realizzano la Legge e i Profeti, in Lui tutta la storia della salvezza trova il suo culmine.
Dinanzi a questo spettacolo meraviglioso è più che comprensibile l'esclamazione di Pietro: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!" (Mc 9, 5). In realtà né Pietro né gli altri due apostoli si rendono conto di quanto sta accadendo, sono confusi, spaventati, non sanno cosa dire. In questo stato d'animo assistono alla scena finale, che è una manifestazione della SS. Trinità: la nube che li avvolse nell'ombra è il segno dello Spirito Santo, la voce che si udì dall'alto è quella del Padre, che attesta l'identità divina del suo Figlio prediletto, invitando tutti noi ad ascoltarne la Parola di salvezza. E' quasi la ripetizione di quanto era già accaduto in occasione del Battesimo di Gesù presso il fiume Giordano (Mt 3, 13-17).

Anche noi siamo saliti sul monte della gloria, dove Gesù si è manifestato a noi in tutta la sua Bellezza. Questa Bellezza del Signore, che in tante occasioni abbiamo potuto contemplare, è tutta particolare. Essa non ha niente a che vedere con i canoni di bellezza del mondo, che si fondano spesso sull'apparenza, sul successo, sull'effimero, su operazioni cosmetiche, che a mala pena riescono a mimetizzare le bruttezze che cercano di nascondere…Gesù fa comprendere ai suoi apostoli, e a noi oggi, che la Bellezza del suo volto noi possiamo contemplarla sulla Croce. Egli paradossalmente è "il più bello tra i figli delll'uomo" (Sal 44, 3) proprio perché sulla Croce "non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi" (Is 53, 2) e ci appare come "uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia" (Is 53, 3). La Bellezza di Gesù è data dall'Amore che Egli manifesta e sprigiona sulla Croce! La scena della Trasfigurazione va legata perciò necessariamente a quella del Calvario e della Risurrezione. Lo splendore del volto di Cristo Risorto promana dal suo amore crocifisso, dalla sua donazione volontaria e totale per noi e per la nostra salvezza. Il volto di Cristo "trasfigurato" e lo stesso volto di Cristo che sulla Croce è stato "sfigurato"! Scrive a questo proposito il card. Martini: "La Bellezza è l'Amore Crocifisso, rivelazione del cuore divino che ama: del Padre sorgente di ogni dono, del Figlio consegnato alla morte per amore nostro, dello Spirito che unisce Padre e Figlio e viene effuso sugli uomini per condurre i lontani da Dio negli abissi della carità divina".

Nel contemplare la Bellezza del Signore, così descritta, noi percepiamo anche la sua Bontà e la sua Verità. Sappiamo infatti che il bello, il buono e il vero sono sempre collegati tra di loro. Ciò che è bello, per essere tale, è anche vero e buono. E lo stesso dicasi del vero e del bene. In un mondo che nega l'esistenza di una Verità oggettiva, per fare posto solo alle opinioni soggettive ritenute tutte indifferentemente vere; in una cultura che irride il bene, riducendo spesso ogni cosa all'utile e al piacevole; in una società nella quale la bellezza è esclusivamente quella effimera e apparente risplende Gesù Verità, Bontà e Bellezza. Rimaniamo colpiti, confusi, estasiati dinanzi a Lui, che continua ancora oggi ad esercitare un grande fascino su tutti gli uomini, i quali in fondo non possono nascondere di avere bisogno di Lui.

Questo ci incoraggia, perché sappiamo che in ogni uomo c'è la nostalgia di Dio, c'è il bisogno di conoscere Lui, la verità del suo amore, l'unica "verità che libera" (Gv 8, 32). Forse anche noi, come Pietro, avremmo desiderio di rimanere con Gesù sul monte della gloria, ma siamo invitati da Lui a scendere a valle, dove Egli dovrà manifestare il suo Amore crocifisso e dovrà dare a tutti gli uomini la vita nuova della risurrezione.

c) La discesa dal monte

Con la consapevolezza di ciò che attende Gesù e noi, scendiamo dal Tabor e andiamo a valle: là dove si consumano i drammi della storia, dove gli uomini vivono ancora nelle tenebre e manifestano un infinito bisogno di pace e di amore. Gesù dice a noi quanto disse ai suoi apostoli: "Alzatevi e non temete" (Mt 17, 7). E' l'invito a riprendere il cammino senza paura, con lo stesso coraggio che anima Lui, il Signore della gloria, ad andare incontro alla Croce. Sappiamo che il nostro Dio non offre una spiegazione teorica all'angoscioso problema del dolore, ma preferisce assumerlo su di sé e trasformarlo in grazia potente, capace di liberare l'uomo dalle sue paure, a cominciare da quella più grossa, che è la paura della morte. Scendere a valle e andare ad incontrare le tante croci che costellano il cammino della storia significa farlo in compagnia di Gesù glorificato, trasfigurato, risuscitato. Non siamo soli in questo cammino, nessun uomo è solo, perché Dio è con Lui, lotta al suo fianco, condivide il suo dolore, lo fa suo e lo trasfigura in potenza d'amore.

Questa è la Bellezza di Gesù crocifisso e risorto, la Bellezza che salva il mondo. Una Bellezza di cui si fa esperienza nella misura in cui ci si lascia amare da Lui e rimanendo nel suo amore, consegnandogli il proprio cuore perché lo inondi della sua presenza.
Questa è la Bellezza che noi dobbiamo annunciare agli uomini del nostro tempo, i quali vivono senza di essa, per cui vivono male. E' la Bellezza che deve risplendere nelle nostre liturgie, nella nostra preghiera personale e comunitaria, nei nostri atti di carità, nel nostro quotidiano impegno per promuovere la giustizia. E' la Bellezza che la Chiesa possiede e trasmette da duemila anni in ogni angolo della terra, senza mai stancarsi di farla conoscere. La fa conoscere attraverso la santità di alcuni suoi membri, i quali riflettono nella loro vita la Bellezza del Cristo. La fa conoscere mediante le sue comunità monastiche e religiose, che sono chiamate a testimoniare la gioia della consacrazione a Gesù povero, casto e obbediente. La fa conoscere nel servizio generoso di tanti suoi sacerdoti, che offrono quotidianamente la loro vita per il bene dei fratelli. Vuole farla conoscere oggi attraverso l'impegno dei laici, specialmente di quelli a cui il Signore ha aperto gli occhi e ha manifestato la sua gloria. I laici sono chiamati ad annunciare la Bellezza salvifica di Dio, operando in mezzo a tante "brutture" di questo mondo e dei suoi ambienti. Non è un compito facile, perché tante volte ci si può sentire sommersi dalle brutture che si incontrano ogni giorno. Quest'impegno, però, potremo svolgerlo più fruttuosamente se sapremo viverlo in unione con Gesù e se riusciremo a metterci in ascolto delle domande vere che ci sono nel cuore di ogni uomo: esse sono le domande che rimandano a Dio, perché manifestano la nostalgia di Lui, il bisogno del suo amore. Ha ragione S. Agostino quando dice: "Tu ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore non è in pace finché non riposa in Te".

Don Mario Cascone

 
SIGNORE COM'E' BELLO FACCIAMO TRE TENDE E RESTIAMO QUI.........MA IL NOSTRO POSTO E' IN MEZZO AL MONDO CON TE NEL CUORE..
 
 
 
Video canto
 

 

Nella tua tenda, Signore, con te
fammi restare perchè
ora ho capito che un posto non c'è
ch'è più sicuro per me.
Voglio servirti 
e voglio amarti
con tutto il cuore per sempre.

         
Nella tua tenda
          fammi restare,
          sarò sicuro, là ci sei Tu.

Alle tue mani mi affido, Signor,
la mia salvezza sei Tu;
e della roccia più forte sarò
se accanto a Te resterò.
Voglio servirti 
e voglio amarti
con tutto il cuore per sempre.

         
Nella tua tenda...

Tu che sei tutto il mio mondo quaggiù,
no, non lasciarmi mai più;
guida i miei passi, così non cadrò
sulle tue strade, Signor.
Voglio servirti 
e voglio amarti
con tutto il cuore per sempre.

          Nella tua tenda...

Innamorati della lode

Questa lista condivide la Spiritualita'del Rinnovamento nello Spirito e del Rinnovamento Carismatico Cattolico.

I'intento del gruppo è quello di condividere la lode per il Signore nel web con altri fratelli, pregare, meditare La Parola, dare testimonianza dell'amore di Dio Padre, Gesu' e dello Spirito Santo.
Ricordo che la lode sincera: libera, guarisce, rende gioiosi e soprattutto ci rende il favore di Dio.

Gabriella


 
 
 

 

Commenti

  1. Restare uniti al Signore è una gioia così grande che non si può che dispiacere per quelli che lo rifiutano.

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