IL SIGNIFICATO DEL TEMPO PER Il CRISTIANO





     Che        cos’è il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; ma se voglio spiegare a chi me lo chiede, non lo so. Queste celebri parole di sant’Agostino confermano che alcuni termini di uso comune presentano un’ampia varietà di significati e spiegano perché a volte nella conversazione si oscilli tanto facilmente fra la banalità e la profondità.

Si e potuto verificare ancora una volta in occasione dell’inizio dell’anno 2000. Nella notte in cui cronometri ed elaboratori passavano dal 1999 al 2000, programmi radiofonici e televisivi contribuirono a far si che tutti i popoli celebrassero l’evento. Per molti il festeggiamento non andò oltre un putiferio convenzionale. Per noi cristiani era il ricordo dell’avvenimento sul quale si fonda la nostra fede e, perciò, la nostra vita: la nascita di Gesù Cristo. 

Giovanni Paolo II annunciando il grande Giubileo, aveva chiaramente rilevato che non c’erano da attendersi, al raggiungimento della data 2000, grandi trasformazioni. Ma aveva sottolineato il valore simbolico, in quanto occasione per fare memoria e per esaminarci, per interrogarci su quanto accaduto nel passato e per riviverlo con una tensione cristiana rinnovata. 

Dio eterno è presente nel tempo degli uomini. Non esiste nulla che non debba la propria esistenza a Dio Creatore. Soltanto Dio, nella sua infinita perfezione, è al di fuori di ogni misura cronologica. Non conosce mutamento o alterazione. Non trova esposto al decadimento e non é soggetto alla necessità di cercare qualcosa che non possegga, di proporsi delle mete, di perseguire una perfezione non raggiunta. Non c’è in Dio passività nè potenzialità, bensì pienezza eternità; Dio è eterno. 

Il Creatore si rivela come un Dio che si avvicina agli uomini cammina accanto a loro e agisce nella loro esistenza, in quell’esistenza caratterizzata da una costante successione di mutamenti che misurano precisamente con il tempo. I successivi interventi del Dio eterno nella storia d’Israele costituiscono un lungo processo che annunciava e preparava la manifestazione suprema e definitiva del potere di Dio, del suo regno e del suo amore, che ebbe luogo in Cristo Gesù. Non con grandi movimenti di masse ma con la semplicità della nascita di un bambino: di un bambino che però è Dio. In Gesù di Nazaret, Verbo di Dio incarnato, si uniscono nella stessa e unica persona del Figlio di Dio divino e l’umano, il temporale e l’eterno.

In Gesù nella sua nascita, vita, morte e risurrezione, si è verificata la pienezza dei tempi: il punto culminante e centrale della storia, il momento nel quale tutti i tempi si riuniscono e dal quale tutti i tempi  dipendono. Con Gesù incomincia un’era nuova e definitiva. Ricordare la sua nascita e la sua vita non implica tanto celebrare un anniversario, quanto mostrare con evidenza la possibilità dell’unione dell’uomo con Dio. Dopo la nascita di Cristo si susseguono gli anni e i secoli. Ma Cristo non passa; non c’è un al di là di Cristo, bensì un vivere di Lui. Il tempo umano nel quale viviamo arriverà un giorno alla sua fine. La prima venuta del Figlio di Dio, con la sua umile nascita a Betlemme, ha comportato la manifestazione definitiva dell’amore di Dio e, con essa, la pienezza dei tempi, la sua seconda venuta segnerà la fine della storia. 

Il tempo cristiano è tempo della Chiesa: tempo in cui è proclamato Cristo e la grazia viene comunicata. La chiesa annuncia Cristo. Noi abbiamo ricevuto la missione di annunciare Cristo. Uomini e donne delle più svariate professioni, mediante la testimonianza cristiana nelle loro parole e azioni, per comunicare la luce e il significato dell’esistenza che vengono da Cristo Gesù. 

Ognuno di voi deve essere non solo apostolo, ma apostolo di apostoli, che trascini e spinga già altri perché anch’essi facciano conoscere Cristo. Comportandoci così offriremo a quanti ci stanno vicini la testimonianza di una vita semplice e normale che, pur con i limiti e i difetti propri della nostra condizione umana, è tuttavia coerente. Per questo, il tempo della chiesa è anche periodo di manifestazione della grazia. Se permettiamo al peccato di entrare nell’anima esercita il suo potere su di noi. Ma, come scriveva san Paolo ai Romani, “laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” Se dal presente rivolgiamo lo sguardo al passato, ai venti secoli di storia della chiesa, incontreremo in tutte le epoche e in tutti i paesi testimonianze eroiche di fedeltà a Gesù e al suo divino messaggio. Il credente non deforma la storia, ma la assume come essa è: con le su luci e le sue ombre, con i suoi eroismi e le sue viltà. Il tempo è un tesoro che passa che sfugge, che scorre tra le mani come l’acqua tra le rocce. 

La durata di una vita è molto breve; tuttavia quante cose si possono fare in così breve spazio per amore di Dio! Se manteniamo viva la convinzione, frutto della fede, che la nostra esistenza nel tempo può e deve essere immensa nella vita stessa di Dio; se ricordiamo che Dio si è fatto uomo per condividere la temporalità umana, sperimenteremo un entusiasmo sempre rinnovato che ci aiuterà ad affrontare ogni giornata disposti all’amore e alla donazione.

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