ll Diario di Santa Faustina Kowalska- I° Quaderno - Parte 1/7


 (Pubblicazione a puntate - Segue dal I° quaderno - Parte 1/6)



I° Quaderno - Parte 1/7
 
IL VOTO DI POVERTA’. Il voto di povertà è una rinuncia volontaria al diritto di proprietà od al suo uso, per amore del Signore. D. Quali oggetti riguarda il voto di povertà? R. Tutti i beni ed oggetti che appartengono alla Congregazione. Su ciò che abbiamo consegnato, cose o denaro, dopo la loro accettazione, non si ha più alcun diritto. Tutte le regalie od i doni che talvolta si possono ricevere a titolo di riconoscenza od altro, per diritto appartengono alla Congregazione. Ogni entrata per lavoro od anche le rendite, non possono essere usate senza violare il voto. D. Quando s'infrange o si viola il voto in ciò che riguarda il settimo comandamento? R. S'infrange quando, senza permesso, si prende per sé o per qualcun altro una cosa che appartiene alla casa. Quando senza permesso si trattiene presso di sé qualche cosa al fine di impossessarsene. Quando senza autorizzazione si vende o si cambia qualche cosa di proprietà della Congregazione. Quando una data cosa la si usa per uno scopo diverso da quello al quale l'aveva destinata il superiore. Quando in genere si dà qualche cosa o la si prende senza permesso. Quando per negligenza si rovina o si guasta qualche cosa. Quando trasferendosi da una casa ad un'altra si porta via qualche cosa senza permesso. Nei casi in cui s'infranga il voto di povertà, il religioso è tenuto egualmente alla restituzione nei confronti della Congregazione.


LA VIRTÙ DELLA POVERTÀ. È la virtù evangelica che impegna il cuore a distaccarsi dall'affetto per i beni temporali, cosa alla quale il religioso è strettamente tenuto in virtù della professione. D. Quando si pecca contro la virtù della povertà? R. Quando si desiderano cose contrarie a tale virtù. Quando ci si attacca a qualche oggetto, quando si fa uso di cose superflue. D. Quanti e quali sono i gradi della povertà? R. In pratica nella professione religiosa i gradi della povertà sono quattro. Non disporre di nulla senza dipendere dai superiori (stretta materia del voto). Evitare il superfluo, accontentarsi delle cose necessarie (costituisce virtù). Propendere volentieri per le cose più vili e ciò con soddisfazione interiore - come la cella, l'abbigliamento, il vitto, ecc. Gioire dell'indigenza.

IL VOTO DI CASTITÀ. D. A che cosa obbliga questo voto? R. A riaunciare al matrimonio e ad evitare tutto ciò che è proibito dal sesto e dal nono comandamento. D. La mancanza contro la virtù è una violazione del voto? R. Ogni mancanza contro la virtù è contemporaneamente una violazione del voto, perché qui non c'è differenza fra il voto e la virtù, come invece per la povertà e l'obbedienza. D. Ogni pensiero cattivo è peccato? R. Non ogni pensiero cattivo è peccato, ma lo diviene quando alla riflessione dell'intelletto si unisce il compiacimento della volontà ed il consenso. D. Oltre ai peccati contrari alla castità, c'è qualche cosa, che arreca danno alla virtù? R. Arrecano danno alla virtù la libertà dei sensi, la libertà della fantasia e la libertà dei sentimenti, la familiarità e le amicizie troppo tenere. D. Quali sono i sistemi per conservare la virtù? R. Vincere le tentazioni interiori con la presenza di Dio ed inoltre lottando senza paura. Le tentazioni esterne invece, col fuggire le occasioni. In genere sono sette i metodi principali. Il primo è la custodia dei sensi, poi la fuga delle occasioni, evitare l'ozio, allontanare sollecitamente le tentazioni, evitare qualsiasi amicizia specialmente quelle particolari, coltivare lo spirito di mortificazione, rivelare le tentazioni al confessore. Ci sono inoltre cinque mezzi per conservare la virtù: l'umiltà, lo spirito di preghiera, l'osservanza della modestia, la fedeltà alla regola, una sincera devozione alla SS.ma Vergine Maria.

IL VOTO DELl'OBBEDIENZA. Il voto dell'obbedienza è superiore ai primi due, dato che esso in realtà costituisce un'offerta totale, un olocausto, ed è il più necessario perché forma e mantiene in vita tutta la struttura religiosa. D. A che cosa obbliga il voto di obbedienza? R. Il religioso col voto di obbedienza s'impegna davanti a Dio ad ubbidire al legittimi superiori, in tutto ciò che gli comanderanno in forza della regola. Il voto di obbedienza rende il religioso soggetto al superiore in virtù della regola per tutta la vita e in tutte le questioni. Il religioso commette peccato grave contro il voto, ogni volta che non ubbidisce ad un ordine dato in virtù dell'obbedienza o della regola.

LA VIRTU’ DELL'OBBEDIENZA. La virtù dell'obbedienza arriva più in alto del voto, comprende la regola, le disposizioni e anche i consigli dei superiori. D. La virtù dell'obbedienza è necessaria al religioso? R. La virtù dell'obbedienza è così necessaria al religioso che, anche se agisse positivamente andando contro l'obbedienza, le sue azioni diverrebbero cattive o senza merito. D. Si può peccare gravemente contro la virtù dell'obbedienza? R. Si pecca gravemente quando si disprezza l'autorità o l'ordine del superiore. Quando dalla disobbedienza deriva un danno spirituale o materiale alla Congregazione. D. Quali mancanze mettono in pericolo il voto? R. I preconcetti e l'antipatia verso il superiore, la mormorazione e le critiche; l'infingardaggine e la trascuratezza.

I GRADI DELL'OBBEDIENZA. Esecuzione sollecita e totale. Obbedienza della volontà, quando la volontà induce l'intelletto a sottomettersi all'opinione del superiore. Sant'Ignazio dà tre metodi che facilitano l'obbedienza: Vedere sempre Iddio nel superiore, chiunque egli sia. Giustificare dentro di sé l'ordine o l'opinione del superiore. Accettare ogni ordine come se venisse dal Signore, senza discutere e senza pensarci su. Il mezzo generale poi è l'umiltà. Niente è difficile per l'umile. Signore mio, infiamma il mio amore per Te, affinché fra le tempeste, le sofferenze e le prove, il mio spirito non venga meno. Vedi quanto sono debole. L'amore può tutto

UNA PIÙ APPROFONDITA CONOSCENZA DI DIO ED IL TERROBE DELL'ANIMA.
 In principio Iddio si fa conoscere come santità, giustizia, bontà, cioè Misericordia. L'anima non conosce tutto ciò ad un tratto, ma in singoli momenti fra i lampi, cioè negli incontri con Dio. E questi non durano a lungo, poiché non sopporterebbe quella luce. Durante la preghiera l'anima percepisce un lampo di tale luce, che le rende impossibile pregare come ha fatto fino ad allora. Può sforzarsi quanto vuole ed imporsi di pregare come faceva prima; sarà tutto inutile. Diviene assolutamente impossibile continuare a pregare come faceva prima di aver ottenuto quella luce. Tale luce che ha colpito l'anima è viva in lei e nulla può né soffocarla, né parzialmente oscurarla. Questo lampo di conoscenza di Dio trascina la sua anima e l'infiamma d'amore per Lui. Ma contemporaneamente quello stesso lampo fa conoscere all'anima chi essa è e vede tutto il suo intimo in una luce superiore e si alza inorridita e spaventata. Non rimane però in quello spavento, ma incomincia a purificarsi, a umiliarsi, ad abbassarsi davanti al Signore e quelle luci sono più forti e più frequenti; quanto più l'anima diventa limpida come il cristallo, tanto più quelle luci sono penetranti. Tuttavia se l'anima ha risposto fedelmente e con decisione a queste prime grazie, Iddio ricolma l'anima con le Sue consolazioni, si dona a lei in modo sensibile. L'anima a momenti entra quasi in rapporti di intimità con Dio e gioisce enormemente; ritiene di aver già raggiunto il grado stabilito di perfezione, poiché gli errori ed i difetti sono assopiti in lei, ed essa pensa che non ci siano più. Niente le sembra difficile, è preparata a tutto. Comincia ad immergersi in Dio ed a gustare le delizie del Signore. E trascinata dalla grazia, e non si rende affatto conto di ciò, del fatto che può arrivare il tempo della prova e della lotta. Ed in realtà questo stato non dura a lungo. Verranno altri momenti, ma debbo ricordare che l'anima risponde più fedelmente alla grazia di Dio, se ha un confessore illuminato ed al quale confida tutto. Prove inviate da Dio ad un'anima a Lui particolarmente cara. Tentazioni e tenebre. Satana. L'amore di quell'anima non è ancora tale quale lo desidera Iddio. L'anima improvvisamente perde la presenza di Dio. Si manifestano in essa diversi errori e difetti, coi quali deve ingaggiare una lotta accanita. Tutti gli errori sollevano il capo, ma la sua vigilanza è grande. Al posto della precedente presenza di Dio è subentrata l'aridità e la siccità spirituale: non prova gusto nelle pratiche di pietà; non può pregare, né come prima, né come prega adesso. Si butta da ogni parte e non trova soddisfazione. Dio si è nascosto a lei ed essa non trova soddisfazione nelle creature e nessuna creatura sa confortarla. L'anima desidera Iddio appassionatamente, ma vede la propria miseria, comincia a sentire la giustizia di Dio. Vede come se avesse perso tutti i doni di Dio: la sua mente è come annebbiata; il buio investe tutta la sua anima; comincia un tormento inconcepibile. L'anima ha cercato di descrivere lo stato della propria anima al confessore, ma non è stata compresa. Sprofonda in un'inquietudine ancora maggiore. Satana dà inizio alla sua opera. La fede rimane esposta al fuoco. La battaglia qui è accanita. L'anima compie sforzi; persevera accanto a Dio con l'impegno della volontà. Satana, col permesso di Dio, si spinge ancora più avanti; la speranza e l'amore sono alla prova. Queste tentazioni sono tremende! Dio sostiene l'anima come di nascosto - questo lei non lo sa - poiché diversamente non potrebbe resistere. E Dio sa quello che può inviare ad un'anima. L'anima è tentata di incredulità riguardo alle verità rivelate, di insincerità di fronte al confessore. Satana le dice: « Guarda, nessuno ti capirà; a che scopo parlare di tutto questo? ». Nelle sue orecchie risuonano parole, da cui essa è terrorizzata e le sembra di pronunciarle contro Dio. Vede cose che non vorrebbe vedere. Sente cose che non vorrebbe sentire. Ed è una cosa tremenda in quei momenti non avere un confessore esperto; sopporta da sola tutto il peso. Ma per quanto è in suo potere dovrebbe procurarsi un confessore illuminato, poiché può spezzarsi sotto tale peso e spesso si trova sull'orlo dell'abisso! Tutte queste prove sono pesanti e difficili, ed Iddio non le manda ad un anima che in precedenza non sia stata ammessa ad un più profondo rapporto con Lui e che non abbia gustato le dolcezze del Signore, ed anche in questo Dio ha i suoi scopi insondabili per noi. Spesso Iddio in modo analogo prepara le anime per scopi futuri, per grandi imprese, e le vuole provare come oro puro. Ma questa non è ancora la fine della prova. C'è ancora la prova delle prove, cioè il rigetto totale da parte di Dio.

LA PROVA DELLE PROVE, L'ABBANDONO ASSOLUTO, LA DISPERAZIONE. Quando l'anima esce vittoriosa dalle prove precedenti e, sebbene forse incespicando, continua a combattere valorosamente, e con profonda umiltà grida al Signore: « Salvami, che perisco! », ed è ancora abile alla lotta, allora un buio tremendo avvolge l'anima. L'anima vede dentro di sé soltanto peccati. Ciò che prova è tremendo. Si vede abbandonata completamente da Dio; sente come se fosse oggetto del Suo odio ed è ad un passo dalla disperazione. Si difende come può; tenta di risvegliare la fiducia, ma la preghiera è per lei un tormento ancora maggiore: le sembra di spingere Dio ad adirarsi di più. E come se fosse posta su di un'altissima vetta che si trova sopra un precipizio: l'anima anela fervidamente verso Dio, ma si sente respinta. Tutti i tormenti ed i supplizi del mondo sono nulla in confronto alla sensazione in cui è completamente immersa, cioè il rigetto da parte di Dio. Nessuno le può arrecare sollievo. Vede che è tutta sola; non c'è nessuno in sua difesa. Alza gli occhi al cielo, ma sa che non è per lei; tutto, per lei, è perduto. Dalle tenebre cade in tenebre ancora più fitte. Le sembra di aver perduto Dio per sempre, quel Dio che amava tanto. Questo pensiero le procura un tormento indescrivibile; ma essa non si rassegna a ciò. Prova a guardare verso il cielo - ma invano - ciò le procura un tormento ancora più grande. Nessuno può illuminare una tale anima, se Iddio vuole tenerla nelle tenebre. il rigetto da parte di Dio lo sente in modo vivamente terrificante. Erompono dal suo cuore gemiti dolorosi, così dolorosi, che nessun ecclesiastico confessore li comprende, se non c'è passato lui stesso. Allora l'anima subisce ancora sofferenze da parte dello spirito maligno. Satana la schernisce: « Vedi come sei ridotta? Continuerai ad essere fedele? Eccoti la ricompensa: sei in nostro potere ». (Però Satana ha tanto potere su quell'anima, quanto Iddio gliene permette. Dio sa quanto possiamo resistere). « E cosa hai guadagnato per esserti mortificata? E che ricavi ad esser fedele alla regola? A che scopo tutti questi sforzi? Sei respinta da Dio! ». Quella parola « respinta » diviene un fuoco che penetra in ogni nervo fino al midollo delle ossa, trapassa da parte a parte tutto il suo essere. Giunge ora il momento supremo della prova. L'anima non cerca più aiuto; si chiude in se stessa e perde di vista tutto ed è quasi come se si rassegnasse al tormento di essere respinta. E un momento questo che non so definire. E l'agonia dell'anima. Quando quel momento cominciò ad avvicinarsi a me la prima volta, ne fui liberata in virtù della santa obbedienza. Fu la Maestra che vedendomi si spaventò e mi mandò a confessarmi. Il confessore però non mi comprese; non provai nemmeno un'ombra di sollievo. O Gesù, dacci dei sacerdoti esperti! Quando gli dissi che stavo passando nell'anima le pene infernali, mi rispose che era tranquillo per la mia anima, poiché vedeva nella mia anima una grande grazia di Dio. Io però di questo non capii nulla e nemmeno un piccolo raggio di luce penetrò nella mia anima. Ormai comincio a sentire la mancanza delle forze fisiche e non riesco più a far fronte ai miei doveri. Non posso più nascondere le sofferenze, benché non dica nemmeno una parola su quello che soffro; il dolore tuttavia che si riflette sul mio volto mi tradisce e la Superiora mi ha detto che le suore vanno da lei e dicono che quando in cappella mi guardano provano compassione per me, dato che ho un aspetto così spaventoso. Tuttavia, nonostante gli sforzi, l'anima non è in grado di nascondere tale sofferenza. Gesù, Tu solo sai come l'anima gema in questi tormenti, immersa nelle tenebre; e tuttavia ha fame e sete di Dio, come le labbra infuocate hanno sete di acqua. Muore e inaridisce; muore di una morte che non fa morire, cioè non può morire. I suoi sforzi non sono nulla. Essa sta in balia di una mano potente.

Continua......

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