13- GIORNO- MESE DEL SACRO CUORE- Dagli scritti di S. MARGHERITA M. ALACOQUE

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GIORNO XIII.

I. Il Cuore di Gesù vuol essere amato più a fatti che a parole.

- « É da far conto che se volete possedere Gesù Cristo ed abitare nel suo sacro Cuore, non dovete più ascoltare la natura immortificata nè le suggestioni dell' amor proprio. Gridi pure quanto esso vorrà, noi siamo del Cuore di Gesù, il quale vuol essere da noi amato con amore di preferenza a tutto.

« Offeritevi dunque a questo sacratis­simo Cuore come una vittima che si pre­senta al suo sacrificatore per essere sve­nata ed immolata sull' altare del puro amor suo, che la dee consumare quale olocausto delle divine sue fiamme, affinchè non riten­ga più niente di sè, e possa ripetere con san Paolo: In lui e per lui io opero, ed il sacro suo Cuore vive ed opera per me, ama per me, ripara tutti i miei difetti.

« Questo Cuore desidera da voi il sacri­ficio di tutto ciò che la natura gli contende; e se vi fa trovar nelle creature incostanza ed amarezze, è perchè vi ama e non vuole vi attacchiate alle cose caduche, ma solo a lui. Ah se potessimo comprendere l' ar­dente amor suo per noi, e com'è dolce cosa l'amar lui e l'esser tutto di lui, ben presto verremmo a spregiare tutto il resto, per corrispondere al suo amore, amandolo in opere più che in parole!

« Non consiste la virtù in far belle ri­flessioni e propositi, nè in dire belle pa­role, ma in mandarle bene ad effetto; senza di che quelle non ci servirebbero che a maggiore condanna. Procuriamo dun­que d'esser fedeli nel nostro interno e ren­diamo a Dio il promessogli da noi.

Il nostro Cuore è sì piccolo che non può contenere due amori, ed essendo fatto solo pel divino, non può aver pace quando vi fa dentro qualche mischianza. Poichè quegli che ama può tutto, amiamo dunque, e niente ci parrà difficile.

« Il sacro Cuore ben conosce tutto ciò che passa nel nostro, e per egli permette le nostre pene. Conserviamoci in pace, ab­bandoniamoci a tutte le sue disposizioni per l'anima nostra, ed avremo alfine la vit­toria ed il riposo nel sacro Cuore. Corag­gio, egli sarà il premio delle nostre vittorie ».

II. Avvisi acconci a sostenere le ani­me nostre nella pugna spirituale.

- « Come il soldato esposto di continuo al combattimento, noi dobbiam prepararci a resistere coraggiosamente agli assalti dei nemici in presenza del nostro Sovrano, il quale sarà egli stesso nostro scudo e nostra forza, con potere di distruggerli quando a lui piacerà. Ma è di sua gloria l'esporci a combattere, affinchè facendoci egli poi vincere, si dimostri la sua forza nella no­stra debolezza, e noi renda egli vittoriosi per avere cagione di ricompensarci. E poi­ché trova egli tutto il suo piacere nel no­stro combattere, facciamo anche noi il no­stro nell' essere a lui fedeli.

Che abbiam mai da temere; mentre questo Cuore ne circonda da ogni lato colla sua potenza come di un muro inespu­gnabile agli assalti dei nostri nemici? Dob­biamo a lui attenerci come deboli dentro la nostra rocca sicura, qua rifugiandoci, al­lora sopra tutto che ci sentiamo assalir da nemici che risiedono nel nostro interno, e vorrebbero spesso gittarci nel turbamento col tedio e disgusto alla minima difficoltà che a noi si presenti:

« Quando siam tentati, uniamo il nostro cuore all'adorabile Cuore di Gesù dicendo: O Salvator mio, siate mia forca; combattete per me; non ricuso io la battaglia, purché voi siate mia difesa, a fine che io non vi offenda, mentre sono e voglio esse­re tutta vostra senza riserva.

« Altre volte: O Signore, il cuor mio è vostro! Non permettete che si occupi d'altra cosa fuori di voi, che siete il premio di tutte le mie vittorie ed il saldo sostegno della mia infermità. O sacro Cuore del mio Gesù, rendete i miei nemici confusi. Dio mio, io soffro violenza, affrettatevi al mio soccorso!

« I nemici nostri non ci potrebbero nuo­cere, se noi non ci tenessimo a bada ascol­tandoli o riflettendo alle nostre pene. Quan­do ci assaliranno i pensieri di rispetto u­mano, diciamo fra noi: No, mio Dio, io non farò in vista delle creature nè più nè meno poichè io voglio solo piacere a voi, e mi basta che in ogni luogo mi vediate voi. Di ogni altro pensiero di vanità non è da far conto, ma dire allo spirito maligno, quando ce ne suggerisce in alcuna delle nostre azioni: Maledetto Satana, io rinuncio a te ed alle maledette tue suggestioni; non ho cominciato per te, nè per te finirò.

« Quanto poi abbiamo commesso dei falli, non convien disturbarcene, perchè il turbamento e l'inquietudine e le troppe an­sietà allontanano le anime nostre da Dio e scacciano Gesù Cristo dai nostri cuori. Ma chiedendo a lui perdono, preghiamo il di­vino suo Cuore di soddisfare per noi e ri­metterne in grazia con sua divina Maestà. Diciamo allora con tutta confidenza al Cuo­re tutto amabile di Gesù: O unico Amor mio, pagate pel vostro povero schiavo e riparate il male da lui fatto. Rivolgetelo a vostra gloria, a edificazione del mio pros­simo, a salute dell'anima mia! Di questa maniera, le cadute nostre talvolta servono molto ad umiliarci, a farci conoscere quello che siamo e quanto sia utile il tenerci na­scosti nell'abisso del nostro niente.

« Dopo esserci umiliati, ripigliamo con nuovo coraggio a renderci fedeli; perchè il sacro Cuore ama questo modo di pro­cedere, il quale conserva l'anima in pace! Abbandoniamoci alla sua cara ed amorosa condotta, dicendo spesso tra noi: Poichè il divin Cuore è mio, che mai può man­carmi? E se io sono tutto suo, che mai potrà nuocermi?

« Ma sopra tutto occorre esser gai, al­legri e contenti; dacchè qui sta il vero si­gillo dello spirito di Dio il quale vuole essere servito in pace e contentezza. La pace del Cuore adorabile di Gesù sia mai sempre la pienezza della nostra, affinché niente sia valevole a turbare la tranquillità nostra.

«Prendiamo per motto: L'amor divino mi ha vinto; solo esso possederà il mio cuore».

III. Il sacro Cuore ne dà la forza di vincerci.

- In certa occasione la Santa tuttavia novizia « stentava molto a sotto­mettersi, ed il divino Maestro le diede a vedere il sacro suo corpo coperto delle piaghe, da lui sofferte per amore, lei rim­proverando d'ingratitudine e di ignavia in vincersi per amore di lui. Che volete adun­que che io faccia, o Dio mio, poichè la mia volontà è più forte di me? Così ella rispose, ed egli: Mettila nella piaga del sacro mio Costato e non ti sarà più duro il piegarla. O Salvator mio, replicò ella, voi ponetelavi addentro e chiudetela sì bene che non ne abbia da uscire mai più! Ella poi afferma che da quell'istante tutto le venne a parer così facile, da non pro­vare più stento a vincersi ».

IV. Orazione a nostro Signore come vittima.

- Per onorare lo stato vostro di vittima nel Sacramento di amore, o Gesù, io mi vengo ad offerir come tale, voi sup­plicando di voler essere mio sacrificatore per, immolarmi sull'altare del Cuor vostro amabilissimo. Ma perchè questa vittima è peccatrice in ogni sua parte, io prego voi, o divino mio Sacrificatore, di volerla pu­rificare e consumare tra gli ardori del Cuor vostro come olocausto perfetto di amore e di grazia, per donarmi una vita novella, sì che io possa dire: non ho più di me, nè del mio, sia che viva, sia che muoia; Gesù mio è il mio tutto, ed il mio tutto è l'es­ser sua.

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