23- GIORNO- MESE DEL SACRO CUORE- Dagli scritti di S. MARGHERITA M. ALACOQUE

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GIORNO XXIII.

I. Disposizioni onde la Santa ricevea le grazie del Signore.

- « Un venerdì, ella dice, dopo ricevuto il mio Salvatore, egli pose la mia bocca sulla piaga del suo sacro Costato, tenendomivi fortemente ser­rata per lo spazio di tre o quattr' ore, con delizie che io non posso esprimere. Ed io gli dicea: O Amor mio, io rinuncio di buon cuore a tutti questi godimenti per amar voi, per amor di voi solo, o mio Dio; tante volte ripetendo queste parole, quante egli rinnovellava le sue carezze.

Allor quando il Signore voleami fare gratia di qualche nuova croce, egli mi vi disponeva con un'abbondanza di carezze e di gusti spirituali sì grande che stato mi sarebbe impossibile il sostenermi, se aves­sero più durato, ed allora dicea: O unico Amor mio, io vi sacrifico tutti questi pia­ceri: serbateli a quelle sante anime che ve ne glorificheranno più di me, che voglio voi solo, tutto denudato sulla croce, dove io voglio amare solo voi per amore di voi solo. Levatemi adunque tutto il resto, acciò io vi ami senza mistura nè d'interesse nè di piacere ».

A tutte le altre grazie onde il Signore la ricolmava si aggiunse anche quella di un angelo speciale datole a custodirla. « Fi­gliuola mia, io voglio darti una guardia fe­dele che ti accompagnerà dappertutto, ti assisterà quando ne abbisogni ed impedirà che il tuo nemico prevalga contro di te.

«Questo fedele custode dell'anima mia, seguita ella, mi confortava coi suoi fami­liari colloqui, ed una volta mi disse: Io voglio dirvi chi sono, affinchè conosciate l' amore che' il vostro Sposo vi porta; io sono uno dei più vicini al trono della di­vina Maestà, maggiormente partecipi degli ardori del Sacro Cuore di Gesù Cristo, e mio disegno è di comunicarveli quanto sa­rete capace di riceverli.

Altra volta: « Andate bene guardinga che niuna grazia e familiare carezza fattavi dal nostro Dio non vi faccia mai dimenti­care chi egli è, e chi voi siete; altrimenti penserò io medesimo ad annientarvi.

« Allorchè nostro Signore mi onorava del­la sua divina presenza, io non mi accorgeva più di quella del santo angelo. Avendolo chiesto del perchè, mi disse che durante quel tempo egli prostravasi in profonda ri­verenza, rendendo omaggio a quella Maestà abbassatasi fino alla mia piccolezza: e in­vero io lo vedea così quando era favorita delle carezze del celeste mio Sposo. Lo trovava pronto ad assistermi nelle mie ne­cessità; non avendomi negato mai niente di quello onde io lo dimandava ».

Il. Impressioni della divina presenza nell'animo della Santa.

- « Il divin Salvatore, avendomi onorata di una sua visita, disse di volermi fare una grazia novella, maggiore di tutte le già fattemi, ed era che io non lo perdessi di veduta mai, coll'averlo, sempre intimamente presente; favore che io riguardo come il colmo di tutti gli altri fin qui ricevuti dalla misericordia sua infi­nita; giacchè da quel tempo in poi ho di continuo innanzi questo Salvatore intima­mente; egli mi ammaestra, egli mi sostiene; egli mi avverte dei miei falli e non cessa di far crescere in me per la sua grazia il desiderio ardente di perfettamente amarlo e di patire per amor suo. La quale divina presenza ispira in me tanto rispetto, che quando son sola mi sento obbligare a pro-strarmi col volto a terra ed annientarmi, per così dire, al cospetto del mio Salvatore e mio Dio, soprattutto pensando a quello che io sono, cioè la più indegna e la più meschina di tutte le sue schiave, e di certo immeritevole di essere pure chiamata serva di Gesù Cristo ».

Nel render conto dei sentimenti più in­timi dell' anima sua ella si esprime, così « Tutto mi affligge e mi tormenta a cagione del non poter io amare puramente 1' unico Amor mio, il quale mi fa grazia ognora dell'amorosa sua presenza. Va la cosa come se un potente monarca, stimolato ad eser­citare la sua carità, gittasse gli occhi sopra tutti i suoi sudditi per iscegliere il più po­vero e miserabile, nudo di ogni bene, per arricchirlo, trovato che lo abbia, colla pro­fusione de' suoi generosi favori; dei quali sarebbe il maggiore, se questo potente mo­narca volesse abbassarsi a camminare sem­pre a lato di questo povero miserabile, con alla mano una fiaccola, e tutto splendente nella sua porpora reale; e dopo essersi la­sciato vedere, nascondesse tale splendore nell'oscurità della notte, per dare a questo poverello più confidenza di approssimarsi a udirlo e parlargli alla famigliare, riceverne le carezze ed a lui farne da sua parte, avendo cura di provvederlo in tutti i suoi bisogni e pigliandosi a cuore tutto quello che lo riguarda. Oh se dopo tanto, somi­gliante creatura venisse a distogliersi dal suo benefattore e ad essergli infedele, ed egli a punirnela non usasse altro mezzo che di far comparire la luce da lui tenuta nascosta per darle a vedere chi sia egli e chi ella sia; egli tutto raggiante di bellezza, ella tutta coperta di fango, di piaghe, di lordure e veggente insieme la grandezza della propria malizia ed ingratitudine oppo­sta alla bontà di questo Sovrano!... Ecco presso a poco la maniere onde il Sovrano nostro usa coll’indegna sua schiava.

Vero è che questa divina presenza opera in me diverse Impressioni. Talvolta essa mi solleva fino al colmo d'ogni bene, il cui godimento trascende ogni espressione, non avendo io altre parole che queste: Mio Amore, mia Vita, mio Tutto! Voi siete tutto per me e io sono tutta per voi! - Talvolta m'inabissa fino al centro del mio nulla, ove io soffro strane confusioni, vedendo questo abisso di tutta la miseria vicino al­l'abisso di tutta la grandezza e di tutta la perfezione. Altre parrai ch'egli s'imprima in me di tale maniera da non restarmi più altro essere nè altra vita fuori di lui stesso; il che succede alcuna fiata in guisa dolo­rosissima che mi fa dire senza posa: lo voglio tutto patire senza lagnarmi, poichè il puro amore, m'impedisce di niente paven­tare. Altre ancora egli mi sembra un'acqua tranquilla in cui si compiace il sole spec­chiandosi.

« Dio è abisso incomprensibile di ogni bene. Tutta la mia gloria dev'essere, com'e­gli mi ha insegnato, in non riguardarmi più che quale trastullo del beneplacito del suo Cuore adorabile, che è tutto il mio tesoro. Così egli mi dice sovente: Che faresti tu senza di me? Saresti ben povera!

« Peraltro le grazie e i favori che io ricevo dalla sua bontà, confesso che sono ben grandi, ma il Donare val meglio di tutti i suoi doni: ed il mio cuore non può amare nè affezionarsi che a lui solo. Tutto il re­stante, mi è un niente, e spesso non serve che ad impedire la purezza dell'amore ed a porsi frammezzo all'anima ed al suo Di­letto, che vuol essere amato senza mi­schianza e senza interesse ».

III. Effusione di umile riconoscenza della Beata.

- « Deh quanto è misericor­dioso Iddio verso di me!

« A mio riguardo egli usa come un padre inebriato di amorosa tenerezza verso il suo bambino ».

« Quando mai io non ho trovato il mio Dio sì buono per me? Egli da me non si ritrae, malgrado le mie grandi infedeltà; così anch'io non ho altro ricorso che al­l'adorabile suo Cuore, che per tutto si rende mia sicurtà e mia difesa.

« Oh come sono grandi le sue libera­lità! Spesso non mi lasciano dire se non Misericordias Domini in aeternum cantabo!

« Questo è quasi tutto ciò che io posso dirne, confessando sinceramente che io amo più il mio Sovrano e mi occupo più di lui che dei suoi doni e beneficii, i quali io solo stimo in lui, e perchè mi vengono da lui. E senza un ordine dell'ubbidienza, io non vi bado gran fatto e ne parlo anche meno, non potendolo senza una violenza estrema, a cagione della mia vita sì rea che mi fa gemere innanzi a Dio.

« Mi pare di commettere un gran de­litto parlando di me, vedendomi sì cattiva, meschina e spregevole, che di sovente io stordisco come la terra non mi si apra sotto i piedi per subissarmi, a cagione dei miei grandi peccati.

« Io non vorrei mai parlare delle gran­di grazie fattemi dal mio Salvatore, perchè non vi penso mai senza patirne straordina­rie pene alla vista delle mie ingratitudini, che mi avrebbero senza dubbio precipitata nell'inferno, se la misericordia del mio divin Salvatore e la potentissima intercessione di Maria Vergine non disarmassero, per così dire, la giustizia di Dio a mio riguardo. A dirla come io penso, non fo mai rifles­sione a queste grandi grazie, ché temo sommamente d'ingannare, dopo me stessa, quelli ancora ai quali son obbligata di parlarne. Però domando incessantemente a Dio la grazia di vivere sconosciuta, an­nientata e sepolta in un eterno oblio, e questa io riguardo come la massima di quante altre me ne ha fatte.

« Ahimè! un solo affare io ho, cioè di amare, di obliarmi ed annientarmi; poiché il tutto consiste nell' amor di Dio e nell' odio di noi. Il quale affare parmi di così alta importanza, che non ho mai tempo baste­vole per dedicarmivi ».

IV. Offerta dei meriti di Nostro Si­gnore Gesù Cristo.

- Dio mio vi offro il diletto vostro Figliuolo in ringraziamento di tutti i beni che mi avete compartito; ve l'offro come mia domanda, mia offerta, mia adorazione, per tutte le mie risoluzioni, pel mio amore, pel mio tutto. Ricevetelo, o eterno Padre, per tutto quello che voi desi­derate da me, mentre io non ho altro ad offrirvi che non sia indegno di voi, eccetto quello che voi mi date a godere con tanto amore ».

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