27- GIORNO- MESE DEL SACRO CUORE- Dagli scritti di S. MARGHERITA M. ALACOQUE
GIORNO XXVII.
I. Tutta la scienza dell' anima bramosa di conformarsi a Gesù sta nell'amare patendo.
- « Se sapeste come il nostro Sovrano mi spinge ad amarlo di un amore di conformità alla sua vita paziente! «Niente ci unisce tanto al sacro Cuore di nostro Signor Gesù Cristo quanto la croce, che è il pegno più prezioso del suo amore.
«Il maggior bene a bramarsi da noi è di essere conformi a Gesù paziente; e noi non dobbiamo, desiderare di vivere se non per avere il bene di patire per amore, ma non mai di nostra propria scelta.
« Studiamoci di avere unicamente pensiero d'apprendere a ben portare le croci nostre in amoroso silenzio; essendo la croce un prezioso tesoro da tenerci secreto, a fine che non ci venga rubato. E io non vedo niente che tanto addolcisca la lunghezza della vita quanto il patir sempre amando. Patiamo dunque amorosamente, senza lagnanze, e riputiamo perduti i momenti trascorsi senza patire.
Dio mio, se noi sapessimo quanto perdiamo non approfittando delle occasioni di soffrire, staremmo bene più attente a non perderne la minima. Non conviene illuderci; se non profittiamo meglio delle occasioni di pene, umiliazioni, contraddizioni, perdiamo le buone grazie del sacro Cuore del Signor nostro Gesù, il quale vuol che stimiamo per nostri migliori amici e benefattori tutti quelli che ci fanno patire o ce ne forniscono l'occasione.
« Ah come la croce è buona in ogni tempo ed in ogni luogo! Abbracciamola dunque amorosamente senza darci pensiero di qual legno sia fatta nè da quale strumento fabbricata. Bastar ci dee che sia una croce, presentataci da parte del sacro Cuore di Gesù Signor nostro.
« Non istudiamoci dunque più che di amare e patire per amor di Quello che ha tanto amato la croce per amor nostro, da volerne morire fra le braccia; e quando noi avremo fatto acquisto perfettamente di questa scienza, sapremo e faremo tutto quello che Dio vuole da noi.
« Non accade domandar il patire, est sendo più perfetto nè domandare nè rifiutare, ma doniamoci con santo abbandono al puro amore per lasciarci crocifiggere e consumare secondo il suo desiderio.
Voi chiedete a quale dei misteri della passione del Signore io sia più affezionata: vi dirò semplicemente, alla crocifissione, ed a stare colla santissima Vergine a piè della croce o sotto il piè della croce, per istringermi ed unirmi a tutto quello che Egli vi ha fatto per noi ».
A suo fratello, parroco di Bois Sainte Marie, scriveva ella: « Aiutatemi coi vostri santi sacrificai al fine che almeno io possa imparare a ben patire, poichè mi sembra qui posto tutto quello che Dio vuole da me, ed a ben amarlo patendo, avendomi egli messo al mondo per questo solo; cosa non rimango io pure un momento senza patire, senza però annoiarmi ed egli per sua misericordia mi rende ognora più affamata della sua croce ».
II. La croce magnifico presente delle tre divine Persone.
- « Il mio divino Sposo, continuandomi sempre le sue grazie, mi fece anche questa. Le tre adorabili persone della santissima Trinità si presentarono a me, e fecero sentire di grandi consolazioni all'anima mia. Io non posso spiegare che vi accadesse; solo che l'eterno Padre presentandomi una croce tutta irta di spine e con tutti gli strumenti della Passione, mi disse: Tieni, figliuola mia; io faccio a te il medesimo presente che al mio diletto Figliuolo. Ed io, disse Gesù, vi ti configgerò come vi sono stato io e terrotti fedele compagnia. L'adorabile persona dello Spirito Santo mi disse che, essendo egli solo amore, mi vi consumerebbe purificandomi.
Esse mi apparvero sotto figura di giovani in candide vesti, tutto risplendenti di luce, della medesima statura e bellezza. L'anima mia ne fu ricolma di una gioia e di una pace ineffabile e 1' impressione fatta sopra di me dalle tre divine Persone non si cancellerà mai dalla mia mente ».
III. Conforto alle anime sotto il peso della croce.
- « Offrendovi al Signor nostro, scriveva la Santa ad un’anima in travaglio, mi cadde in mente questo pensiero: Sia ella fedele nella sua via, sofferendovi senza lagni, poichè non può essere del novero delle perfette amiche del mio Cuore se non sia purificata e sperimeritata nel crogiuolo dei patimenti. Soffrite adunque e contentatevi del beneplacito divino, al quale dovete sempre essere immolata e sacrificata, con una ferma speranza e fiducia che il sacro Cuore non vi abbandonerà, essendovi egli più presso quando patite che quando godete
Ad altre - ancora scriveva; « La vita ci è data solo per patire e l'eternità per gioire. La croce è la porzione degli eletti in questa vita. Ancorchè Dio ci voglia salvare, vuole che noi vi contribuiamo da nostra parte, altrimenti non farà nulla senza di noi; perciò bisogna risolverci a patire. Ecco il tempo di una fruttuosa seminagione per l'eternità, ove sarà la mèsse abbondante. Non perdetevi di animo, le vostre pene sofferte in pazienza valgono mille volte più di tutte le austerità.
Voi vi affliggete delle vostre pene interiori, e io vi assicuro che, proprio da queste dovete cavare la vostra maggiore consolazione, purchè le sopportiate in pace, sommissione ed abbandono al sacro Cuore del Signor nostro, il quale non ce le manda se non per un eccesso di amore verso di noi, e questo vuole che sappiate per avergliene riconoscenza. Primmaente egli mira con queste pene a purificarvi di tutte le affezioni da voi nutrite per le creature a scapito della purezza del suo divino amore: Secondariamente vuol farvi meritare la corona che vi a destinata con farvi questa picciola parte delle amarezze. da lui sofferte in tutto il tempo della mortale sua vita, e voi tenetevi ben felice, qualunque sieno i vostri travagli, di avere tale conformità con lui.
« Inoltre le interne dolcezze sol producono in noi soddisfazioni e compiacenze vane, e non mai amor puro e sodo. Vedete però se non gli siete obbligata del condurvi che egli fa nel presente modo.
Le pene interne accettate con amore si assomigliano a fuoco purificante, il quale va insensibilmente consumando nell'anima tutto che dispiace allo Sposo divino; onde io sono sicura che coloro, i quali ne fanno la prova, debbano confessare di farvi molto cammino senza quasi accorgersi; talmente che se ci fosse data la scelta, un'anima fedele non esiterebbe punto ad abbracciare la diletta croce, quand'anche la non ci arrecasse altro vantaggio che di renderci somiglianti al Signor nostro crocifisso; potendosi dare per certo, che considerandosi un'anima vicino a Quello che per nostro amore si è caricato solo di obbrobrii e di patimenti, per poco amor che gli porti, più soffra tra le dolcezze che non nel vedersi conforme a lui: e se questo non è diciam pure che non amiamo lui, ma piuttosto noi medesimi; perchè l'amore non può soffrire dissomiglianza negli amanti, nè lascia riposo mai se non ha renduto l'amante conforme al suo diletto, altrimenti non riuscirebbe mai all' unione che solo ha luogo per la conformità.
L'amabile Cuore di Gesù mortifica e vivifica quando e come a lui piace, nè a noi tocca domandarne il perchè ma ci dee bastare che è egli per esser tale il suo buon piacere, a cui dobbiamo sottometterci amorosamente, baciando la mano che ci percuote nel separarci dai nostri più cari a fine di renderci più perfettamente ed unicamente sue.
Iddio ci spoglia di tutte queste consolazioni ed appoggi umani soltanto perchè vuol essere egli l'unico e vero amico del nostro cuore, cui vuole posseder solo, senza mistura e senza ostacolo; e per esserci tutto in tutte le cose non vuole che abbiamo altro sostegno che lui. Ne sia benedetto il suo santo Nome, sia fatta la sua volontà!
Non più tanto riflettere a noi; patire o godere esser ci dee indifferente; purchè il sacro Cuore in noi compia il suo beneplacito. Amare, patire e tacere, ecco il secreto degli amanti di Gesù Cristo.
IV. Orazione a nostro Signore come a medico onnipotente.
- « O Gesù, mio amore, in memoria del sacrificio fatto da voi sulla croce e continuato nel santissimo Sacramento, io vi supplico di accettare quello che io vi faccio di tutto il mio essere, immolato e sacrificato ai vostri adorabili disegni e voleri. O Medico celeste dell'anima mia e sovrano rimedio a' miei mali, io mi presento a voi come un' infermo, disperato da ogni altro, fuorché dal caritatevole vostro Cuore, che solo conosce i miei mali e può guarirmene. Tanto io spero dalla vostra bontà, purchè voi vi siete fatto mia medicina e mio farmaco d'amore in questo amabile Sacramento. La mia inerzia, la mia freddezza nel vostro amore sono cagione di tutte le mie infermità; ma voi potete, volendo, guarirmene, mentre però io sono pronto a tutto patire. Tagliate, bruciate, recidete; purchè io vi ami e sia salvo, mi sottometto a tutto. E da parte mia pronto io sono ad impiegarvi il ferro e il fuoco, per via di un'intera mortificazione e crocifissione di me stesso, a fine di sanare le ferite arrecate dall'amor proprio e dall' orgoglio dell'anima mia. Applicatevi dunque al povero mio cuore languente come un medicamento di amore o caritatevole mio Medico, abbiate pietà delle mie debolezze e liberatemene a gloria del vostro nome. Amen ».
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