LA VITA SPIRITUALE E LA PREGHIERA

Capitolo II

 

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Mentre preghi, tu cammini verso Dio. La qualità della tua preghiera

esprime la qualità del tuo amore, la sola forza capace di "bruciare"

la distanza infinita che ti separa da LUI.

 

"Per liberarvi delle vostre cattive inclinazioni, non occupatevi tanto di esse: ciò alle volte è un modo di dar loro peso ed una virulenza che avevano prima e rischie­reste di strappare il bene insieme al male (cfr. La para­bola del buon grano e della zizzania. (Mt. 13, 24-30). // modo giusto di eliminare il male non consiste nell'accanirvi contro, ma nel rivolgervi alla Luce, nel porre tutta la vostra attenzione sulla Luce; allora la vo­stra parte di ombra si affievolirà, sarà cancellata senza che la tagliate. Dio si incaricherà di tagliarla e di bru­ciarla nel giorno della mietitura. Rivolgetevi verso la speranza della mietitura" . (Lanzo del Vasto).

 

- "Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante" (Lc 9,29) E' significativo che Gesù si trasfiguri mentre è in collo­quio intimo con il Padre. La preghiera, se fatta con il cuore, trasfigura la persona.

"Guardate a Lui e sarete raggianti; non saranno con­fusi i vostri volti" (Sal. 33,6).

Anche Mosè, dopo il contatto con Dio, scendeva dal monte con il volto luminoso, tanto che gli israeliti aveva­no timore di avvicinarsi a lui.

L'anima che "guarda a Dio", che "si rivolge alla sua LUCE", è l'anima che prega. Quando uno prega, diventa "raggiante", perché irradia sugli altri la luce di Dio, che è AMORE, BENEVOLENZA, BONTÀ, MISERICORDIA

Tra VITA SPIRITUALE e PREGHIERA vi è un nesso profondo e inscindibile. Non solo non si possono mai separare, ma ognuna influisce in modo diretto sull'altra. E' vera la frase: "Dimmi come preghi e ti dirò come vivi". Ma è altrettanto vera la frase trasposta nei suoi termini: "Dimmi come vivi e ti dirò come preghi".

La Vita Spirituale di un'anima, corrispondente al grado di comunione con Cristo, è direttamente proporzionale con la qualità di preghiera che la esprime e della quale è come il respiro.

Madre Teresa di Calcutta ne è un esempio incarnato ai nostri tempi. Prima di andare a servire "gli ultimi della terra", ogni mattina trascorreva un'ora e mezza di adora­zione davanti a Gesù Eucarestia. A sera, dopo il servizio instancabile prestato ai poveri, nello spirito della Carità di Cristo, concludeva la sua giornata con un'altra ora di "colloquio contemplativo".

Le molte preghiere che ha composto, sgorgate dal suo grande cuore, sono una viva testimonianza di questa gran­de verità: la PREGHIERA, quando è autentica, apre sem­pre l'anima alla CARITÀ.

Vogliamo qui riportare uno dei suoi pensieri, così de­licati e profondi, nei quali traspare il suo amore e la sua tenerezza per ogni essere umano. Anche il titolo è signi­ficativo: LA BONTÀ.

"Non permettere mai che qualcuno venga a te e vada via senza essere migliore e più contento. Sii l'espressione della bontà di Dio. Bontà sul tuo volto e nei tuoi occhi, bontà nel tuo sorriso e nel tuo saluto. Ai bambini, ai poveri e a tutti coloro che soffrono nella carne e nello spirito, offri sempre un sorriso gioioso. Dai a loro non solo le tue cure ma anche il tuo cuore" (M. Teresa).

Nel Cammino Spirituale (chiamato anche CAMMINO DI FEDE, perché questa è la virtù-fondamento che lo sorregge), s'impara a pregare non tanto dai libri quanto dal MAESTRO INTERIORE, lo SPIRITO SANTO, che è stato infuso nei nostri cuori. (cfr. Rom. 5,5).

Per questo S. Giovanni Climaco afferma: "Dio fa il dono della preghiera a colui che prega". Ciò significa che A PREGARE S'IMPARA PREGANDO.

"La preghiera è un bene sommo,

è una comunione intima con Dio,

deve venire dal cuore,

deve fiorire continuamente, giorno e notte.

E' luce dell'anima, vera conoscenza di Dio, mediatrice tra Dio e l'uomo; è un desiderare Dio

è un amore ineffabile prodotto dalla grazia divina

San Giovanni Crisostomo

Le leggi della preghiera sono le stesse che guidano e accompagnano la Vita Spirituale nel suo sviluppo.

Nel cammino verso l'incontro con Dio, l'anima avver­te che il cuore le si ALLARGA sempre più e contempo­raneamente si ELEVA e si DILATA la sua preghiera. Proprio come chi scala una montagna: sale e salendo con­templa orizzonti sempre più vasti.

LA VITA SPIRITUALE E' LA SALITA AL MONTE SANTO DI DIO.

Segnaliamo i principi che costituiscono la verifica si­cura del traguardo raggiunto dall'anima nel suo cammino di santità. La preghiera è il termometro che infallibilmen­te lo rivela. Formuliamo anzitutto il criterio generale, per poi analizzare i vari "Passaggi" che manifestano il progre­dire della preghiera verso una dimensione sempre più coinvolgente e più vera.

L'INTERIORIZZAZIONE DELLA PREGHIERA AC­COMPAGNA SEMPRE L'INTERIORIZZAZIONE DELLA VITA.

E' un "Cammino", dall'esterno all'interno della perso­na. "IL VIAGGIO PIU' LUNGO che l'uomo può compie­re è quello che lo porta ad entrare nel più profondo del proprio cuore" (Dag Hammarskïold).

Si va:

a) da una preghiera prevalentemente "parlata" ad una preghiera prevalentemente "ascoltata". Nel suo primo stadio, la preghiera predominante è la PREGHIERA VOCA­LE (=fatta con le labbra) più o meno meccanica. Man mano che l'anima progredisce nel suo Cammino Spiritua­le, passa ad una preghiera che coinvolge sempre più le sue facoltà interiori: MENTE, VOLONTÀ, CUORE. Mentre le PAROLE diminuiscono, ma si fanno più vere, crescono gli spazi di SILENZIO.

"Pregando non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venir ascoltati a forza di parole " (Mt. 6,7).

b) Da una preghiera "formale", ossia frammentata in varie "devozioni", ad una preghiera sempre più "sostan­ziale", che trova il suo Centro nella Persona di Gesù Cristo. L'anima infatti, quando inizia a pregare veramen­te, avverte che entra in un contatto personale e vitale con Gesù Cristo. Scopre gradualmente in se stessa la sua PRESENZA IRRADIANTE e lo accoglie sempre più nel cuore perché diventi il punto costante di riferimento della propria vita. Sempre se è fedele alla voce dello Spirito, riscopre anche il valore INESTIMABILE ed INESAURI­BILE della sua REDENZIONE come UNICA SORGEN­TE di ogni Grazia e di ogni Dono: "In verità in verità vi dico: Se chiederete al Padre qualche cosa NEL MIO NOME, Egli ve la darà" ( GV. 16,23). Anche il suo lin­guaggio muta: da una forma di MONOLOGO diventa sempre più VERO DIALOGO. E' meno "freddo" e sem­pre più "riscaldato" dall'AMORE DELLO SPIRITO SANTO che la guida.

c) Da una preghiera in cui predomina la Domanda, legata alla richiesta di grazie, ad una preghiera che cede il posto sempre più alla LODE, all’ ADORAZIONE, al RENDIMENTO DI GRAZIE, man mano che l'anima scopre quanto è amata. Questo genera il lei un gioioso stupore, che la spinge progressivamente ad aprirsi al-TAzione Gratuita di Dio. Riconosce umilmente le Mera­viglie che Egli va compiendo in lei e si rende più dispo­nibile a ricambiare il DONO RICEVUTO: "Gratuitamen­te avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt. 10,8).

In questo cammino giunge all'APICE, che costituisce anche il TRAGUARDO a cui tende la Preghiera: la CON­TEMPLAZIONE DI DIO, nel Quale TUTTO E' AMORE CHE SI EFFONDE IN GRAZIA .

d) Da una Preghiera CHIUSA SULLA PROPRIA PERSONA (e sui propri cari...), che risente ancora di troppi calcoli umani interessati, ad una PREGHIERA D'INTERCESSIONE, APERTA A TUTTA L'UMANI­TÀ. Intercedere significa farsi carico dei fratelli, nelle loro necessità, presentarli a Dio e implorarlo per loro. La preghiera d'INTERCESSIONE è un grande atto di UMILTÀ -Virtù cardine nella costruzione dell'edificio spirituale- perché ci fa riconoscere i nostri limiti, la nostra povertà radicale. L'UMILTÀ ci rende coscienti che quan­to siamo e abbiamo è DONO DI DIO; ci apre perciò a Lui per chiederGli ogni cosa con la semplicità di un bambino che sa di avere bisogno di tutto.

E' un atto di FEDE, perché ci fa poggiare la nostra richiesta sulla PAROLA DI GESÙ che non si smentisce: "Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto" (Mt. 7,7).

E' un atto di SPERANZA, perché ci fa attendere da Dio, con ferma fiducia, ciò che Gli chiediamo per i nostri fratelli.

E' un atto di CARITÀ, anzi il primo e più grande atto di Carità, perché nella preghiera d'INTERCESSIONE noi affidiamo a Dio, che è PADRE, la Sorte dei nostri fratelli, che non può essere altro se non il loro VERO BENE.

Nella Bibbia rifulgono due Grandi Personaggi, divenu­ti MODELLI nella preghiera d'INTERCESSIONE: ABRAMO e MOSE'.

ABRAMO, con la Confidenza e l'Ardimento che si osa avere solo nei confronti dell'Amico più caro, supplica Dio per la salvezza degli abitanti di Sodoma. (cfr. Gen. 18, 16-33).

E' un dialogo molto bello e molto denso, sia in chiave di Fede, come in chiave puramente umana.

MOSE', mentre procede nel cammino dell'ESODO -Figura chiara dell'Itinerario della VITA SPIRITUALE-, s'immedesima sempre più nella sorte del suo popolo. Suppli­ca Dio, di cui si sente Intermediario, con accenti molto ac­corati, facendo appello alla Sua Misericordia, di non far perire con la morte coloro che ha liberati dalla schiavitù.

L'anima che progredisce nel Cammino della preghiera arriva ad assumere in proprio i problemi che affliggono l'umanità e li presenta a Dio con la Fiducia di un figlio, che sa di poter contare sempre, per la Mediazione di GESÙ, sul Suo AMORE e sulla Sua MISERICORDIA di PADRE.

"Tutto quello che chiederete con Fede nella preghiera, lo otterrete" (Mt. 21,22).

e) Da una preghiera fatta di pie pratiche o di formule tradizionali ad una preghiera sempre più BIBLICA: l'ani­ma sente il bisogno di esprimersi con la PAROLA DI DIO e specialmente con i SALMI. Non ci sono parole umane che possano tradurre adeguatamente L'ESPE­RIENZA INTERIORE, INEFFABILE (= Inesprimibile), che essa via via sta vivendo. Effondendosi sempre più con la PAROLA DI DIO, che medita nel suo cuore, l'anima SCOPRE che LUI E' IL TUTTO e lei il NULLA. CIÒ CHE È E CIÒ CHE HA È PURO DONO SUO. Perciò dà sempre più spazio a LUI e meno a se stessa.

S. Francesco d'Assisi, Grande Contemplativo, l'ha espresso in una delle sue brevi ma ardenti "preghiere del cuore": "Mio DIO, chi sei TU e chi sono io?... "

f) Da una preghiera rivolta solamente a GESÙ CRI­STO ad una preghiera che, nella CIRCOLARITA' dell'AMORE, diventa sempre più TRINITARIA. GESU' rivela il PADRE e dona lo SPIRITO SANTO. Partendo quindi da Gesù, l'anima entra in un rapporto sempre più intimo con ognuna delle Tre Persone Divine, secondo la formulazione del Mistero SORGENTE DI TUTTA LA REALTÀ CHE ESISTE:

DA CRISTO AL PADRE NELLO SPIRITO SANTO.

S. Maria Maddalena De' Pazzi, religiosa carmelitana e mistica, vissuta nella seconda metà del 1500, esprime così l'ESPERIENZA dell'AMORE TRINITARIO: "Questa è l'opera che continuamente fa la Santissima Trinità nelle sue creature: il PADRE ASPIRA in esse, cioè desidera la loro salvezza, il FIGLIO RESPIRA, riposandosi in esse e rendendole gradite a Dio; lo SPIRITO SANTOISPIRA, ossia le va illuminando perché possano camminare di virtù in virtù".

Man mano che l'anima progredisce nel cammino della preghiera, fa un'esperienza sempre PIÙ PROFONDA e DIRETTA di Dio, perché gradualmente si abbandona allo SPIRITO SANTO, che è SPIRITO DI PIETÀ! E' LUI che nell'anima prega il PADRE con la VOCE DEL FI­GLIO. Lo Spirito Santo che prega in noi è fonte dell'amo­re che opera. Così nell 'AMORE la vita si fa PREGHIE­RA e la PREGHIERA si fa VITA.

"Se lo Spirito Santo vive nell'uomo, questi prega quando sta e cammina, dorme e veglia, lavora e riposa, parla e tace" (F. La Combe).

Per concludere, riportiamo un esempio di preghiera "matura" che ha raggiunto le profondità della persona, là dove ogni essere umano incontra Dio e incontra anche pienamente se stesso.

O TU che abiti nel profondo del mio cuore, fa che io ti incontri nel profondo del mio cuore.

O TU che abiti nel profondo del mio cuore, fammi udire la Tua voce nel profondo del mio cuore.

O TU che abiti nel profondo del mio cuore, custodiscimi accanto a Te nel profondo del mio cuore,

O TU che abiti nel profondo del mio cuore, PADRE, FIGLIO, SPIRITO SANTO,

SORGENTE ETERNA DELLA VITA NELLA COMUNIONE ETERNA DELL AMORE:

ogni LODE, ONORE e GLORIA nei secoli dei secoli da tutti coloro che Ti amano e Ti seguono

nella VIA DEL RITORNO alla Patria Celeste. Amen

 

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Mosè, tra Aronne e Cur, prega per il suo popolo: la potenza della preghiera ( Es. 17,8-16).

Un giovane, Michele Chinellato, morto di leucemia all'Ospedale di Vicenza il 21 luglio 1986, a ventidue anni di età, ha scritto, in forma di Diario, delle preghiere che rivelano la maturità raggiunta nel Cammino della sua

VITA SPIRITUALE. Sono preghiere che riecheggiano la Parola di Dio, i Salmi, di cui si nutre sempre l'anima che si impegna nel Cammino dello Spirito.

In questa preghiera, che riportiamo, sgorgata veramen­te dal cuore, Michele esprime la più consolante delle verità: Dio è il nostro invisibile Amico, che vive sempre con noi. Per questo Egli stesso ha voluto chiamarsi l'EMMANUELE, che significa : IL DIO CON NOI.

Nella misura in cui tu ti affidi a Lui mediante la pre­ghiera, che alimenta la fede, percepisci la sua presenza accanto a te "qui" e "ora", ossia in ogni istante ed in ogni situazione della tua vita. Anche per te allora si avvera l'esperienza "trasfigurante" della fede, che Michele manifesta in tutte le sue preghiere (cfr. libro : "Pregate con me", ed. L. D. C.) : nelle prove e nelle sofferenze Lui ti dona Forza, nell'angoscia e nella solitudine Lui ti offre Sicurezza, nel cuore sempre Gioia e Pace e per il futuro la Speranza. Ti sale perciò spontanea dal cuore, come Michele, quella dolce parola: GRAZIE!

CON TE ACCANTO, SIGNORE, SONO FELICE

E quando, come ora, è sera, mi accorgo, o Signore, che è bello vivere con Te vicino, con Te che accompagni e muovi ogni mio passo. Con Te vicino non avrò più paura e mai smetterò di stupirmi del tuo perdono infinito. Ogni mia speranza, ogni mia gioia è riposta in Te. E' bello, Signore, averti vicino! Sapere che Tu ci sei, anche quando io mi allontano da Te. So che sarai Tu a sollevare il mio capo, chino nella vergogna per non averti obbedito. E' bello, Signore, troppo bello essere dalla tua parte, con Te, per Te, essere in Te, poter scrivere lodi finchè la carta è l'inchiostro finisce, finchè la mano, stanca di scrivere, non si ferma, per poi riprendere, frenetica, a segnare le parole che passano davanti a me, non come un placido fiume,

ma come un turbolento

ruscello,

torrente di montagna,

che con la sua onda scavalca

altre onde,

sovrapponendosi confusamente,

ma ricco di gioia infinita.

E' bello, Signore,

sapere che tu ci sei,

e sei qui ora, vicino a me,

e vedi, rimproveri e perdoni

i miei errori,

e mi insegni a correggere

ciò che ho sbagliato.

Con Te accanto sono felice,

e beato chi,

come me ora, ha provato

questa immensa gioia.

Grazie di tutto ciò

che mi dai,

di ogni giorno intenso

e pieno di gioia

che mi fai passare;

grazie per essere con me.

Grazie per avermi accettato

con Te, anche se so,

lo sai… io non le merito.

Grazie!

Nella bellissima poesia, che Michele ha composto quando la leucemia stava già distruggendo la sua giovane vita, egli la chiama con un nome vezzeggiativo : "Leucy".

Egli sente la terribile malattia entrargli nel sangue e nelle ossa e umanamente ne ha paura. Ma la sua incrollabile fede in Dio, che è Padre, gli dà la certezza che essa lo porta all'abbraccio con Lui. Per questo, con luci­dità e grande forza interiore, ha il coraggio di chiamarla per nome, di guardarla in faccia e di cantarla, come ha fatto un giorno S. Francesco d'Assisi con "Sorella Morte".

Leucy

Lei di notte cammina,

ha una veste bianca,

splende nell'oscurità,

mi cerca, la sento salire per le scale,

la sento avvicinarsi,

entra nella mia camera e si adagia su di me,

entra dentro di me, nelle mie vene,

nel mio sangue.

Ora la sua veste non è più bianca,

s'è tinta di nero ed ha un cappuccio sul capo,

la sua faccia è magra e porta con se una falce.

Ma io no, non ho paura di Lei,

ed ogni volta che mi chiamerà,

prenderò la sua mano e la seguirò.

Perché so chi l'ha mandata da me,

so chi è il suo Padrone, so ciò che Lui vuole, cerca in me.

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