PADRE PIO LE MIE PREGHIERE

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 «Ringrazio di cuore tutte l'anime amanti di Gesù che per me pregano e anch'io seguiterò a far di loro memoria davanti a Gesù».

Padre Pio

SETE DI DIO

PRENDI QUESTO MIO CUORE

Sì, Gesù, ti amo. In questo momento sembrami di amarti e sento anche il bisogno di amarti di più. Ma, Gesù, amore nel cuore non ce ne ho più, tu sai che l'ho donato tutto a te. Se vuoi più amore prendi questo mio cuore e riempilo del tuo amore e poi comandami pure di amarti, che non mi rifiuterà. Anzi, te ne prego di farlo, io lo desidero. Epistolario 1,266

FIAMMA D'AMORE

Vivrò in questa crudele vita, o mio Gesù, e la speranza e il silenzio saranno la fortezza mia, finché dura questa misera vita. E voi intanto fate ardere, o mio creatore e mio Dio, nel mio cuore questa bella fiamma dell'amor vostro... Epistolario 1,650

MIA FELICITA’

O centro unico di ogni mia felicità, o mio Dio, e quanto dovrò dunque aspettare ancora?... Voi vedete... o Signore, che il mio male è senza rimedio... Quando dunque, o Signore, quando? Fino a quando?... Epistolario 1, 650

GEMITI DELL’UMANA CONDIZIONE

QUANTO DOVRÒ ASPETTARE?

O Dio, sovrano del mio cuore, o centro unico di ogni mia felicità, quanto dovrò io aspettare ancora, prima di godere svelatamente le vostre ineffabili bellezze? Voi mi trapassate l'anima con le saette del vostro amore. Voi siete quel crudele che mi aprite in cuore profonde ferite, senza che punto si veggono. Voi uccidete senza punto curarvi di risuscitarmi nella patria vostra! Qual conforto porgerete voi a quest'anima che non ne trova punto quaggiù, e che non può avere pace, lontana da voi? Siete pur crudele, o dolcissimo mio creatore e mio Dio, nel vedermi tanto languire per voi, senza che voi punto ve ne commovete, senza che punto togliete in me la causa unica di tanto dolore: la vita che mi tiene lontano dalla vera vita... Oh vita troppo lunga! Oh vita crudele! Oh vita che non è più vita per me! Oh, come mi sento solo, Dio mio e salvatore mio dolcissimo, in questo deserto del mondo! Non vedete voi, dunque, che il male mio è senza rimedio? Potrò io bramare di non struggermi tanto per voi?... Epistolario 1,656

MIO DIO, PERCHÉ?

Mio Dio, e perché scuoti e rimordi, riscuoti ancora e sconvolgi con sì fatta violenza quest'annuvolata anima, quest'anima di già annientata e il cui annientamento dicesi mosso, causato voluto di tuo stesso comando e permissione? Epistolario 1,1037

CHE COSA MI AVVERRA’?

Mio Dio! Cosa mi avverrà? Dovrò varcare la soglia che mena all'eternità, senza mai vedere un raggio di luce? Quando spunterà il sole per me? Epistolario 1,773

BRUCIO D'ARSURA

O Dio, o Dio, dir altro non posso: perché mi hai abbandonato? Questo spirito, giustamente percosso dalla tua divina giustizia, giace in una veemente contraddizione, senza alcuna risorsa e notizia, tranne i fugaci lampi, atti ad acuire la pena e il martirio. Mi sento morire, brucio di arsura, languisco di fame...

Epistolario 1,1037

COME VANA LA MIA PREGHIERA

Mio Dio!... presto... che io cessi alla vita fisica, se dalla morte spirituale ne è proprio vano ogni sforzo a risorgere. Il cielo, mi penso, si è chiuso per me, e ogni slancio e ogni gemito ritornano indietro quale saetta a ferire a morte il mio povero cuore. La mia preghiera sembra riuscirmi vana, e il mio spirito abbattuto trova, già nel primo appressarsi a ritentarne l'adito, chi lo sveste di ogni ardire e potere, disanimandolo nella sua assoluta impotenza e nel nulla, proprio nel nulla potere più rischiare, sebbene di lì a poco rischia ancora e si trova ridotto nella stessa impotenza. Mio Dio, il sai bene, manda almeno luce alla guida, onde rinvenga, la vera fonte di tanti mali nella tua creatura. Epistolario 1,1073

COME È POSSIBILE?

MioDio, è possibile che la mia esistenza deve essere un assiduo disgustare voi? Epistolario 1,1074

QUANDO MORIRO’?

Mio Dio, quando morirò? Ma fino a che son vivo risparmia la croce superiore alle mie forze. Un timore di nuovo genere mi preoccupa e agita: che si sospetti nella mia lealtà e rettitudine. Non vi è fondamento, eppure il solo dubbio mi cruccia e non posso trovar pace nel testimone della buona coscienza. Forse tu ridi... e io nondimeno soffro anche per ciò che è irragionevole.

Epistolario 1,1231

NON CESSERÒ DI SPERARE IN TE

La furiosa battaglia non si è punto arrestata. Segue il suo corso regolarmente, sì, ma incalza e marcia sempre avanti. Mio Dio, quando mi riposerà un po' tranquillo in te? Quando sarà almeno rimosso da me questo chiodo che mi schianta il cuore e mi buca il cervello di persuadermi che tutto questo inferno io non ti offenda? Mio Dio, pronto sarei a subire mille inferni di questa fatta purché entrasse uno spiraglio di tua luce nella mia mente, che mi accertasse che in mezzo a tutto questo io ti ami. Sì, mio Dio, non tardare a venirmi in aiuto; non vedi che non ho più forza di combattere, e che ogni energia studiata è continuamente infranta? O mio Dio, tu che in me misuri l'estrema amarezza del mio spirito, non tardare a venirmi in aiuto. Tu solo puoi e devi trarmi fuori da questo carcere di morte. Ah!, no. Io non mi stancherà nella mia stanchezza di gridare forte con Giobbe: anche se tu mi uccidi, io non cesserà di sperare in te. Epistolario 1,1260

QUANDO DIO SEMBRA CHE ABBANDONI

MIO AMATO, DOVE SEI?

Mio Bene, dove sei? Non più ti conosco e rinvengo, ma è d'uopo il cercarti, tu che sei vita dell'anima che muore. Mio Dio, e Dio mio!... Dirti altro non so più: Perché mi hai abbandonato? AII'infuori di questo abbandono io ignoro, ignoro ogni cosa, persino la vita che io ignoro di vivere. Epistolario 1,1029

TI PRENDA DI ME PIETA!

Dio, non voglio, no, disperare: non voglio, no, far torto alla vostra infinita pietà, ma sento in me, nonostante tutti questi sforzi di confidenza, vivo, chiaro, il fosco quadro del vostro abbandono e del vostro rigetto. Mio Dio, io confido, ma questa confidenza è piena di tremori, e questo è che rende più amaro il mio cordoglio. Oh, Dio mio!, se potessi anche in minimo afferrare che questo stato non sia un vostro rigetto e che in questo non vi offenda, sarei disposto a soffrire centuplicato questo martirio. Dio mio, Dio mio... ti prenda di me pietà! Epistolario 1,1264

PIANGO, MI LAMENTO

O mi vado dibattendo; sospiro, piango, mi lamento, ma tutto è indarno; finché affranta dal dolore e priva di forze, la povera anima si sottopone al Signore dicendo: « Non mea, o dulcissime Jesu, sed tua voluntas fiat ». Epistolario 1,725

QUALE STRAZIO!

O Dio, che strazio io sento, nel fondo di questo mio cuore! Quando si poserà? Io mi sento spezzare questo cuore. Non ho dove posarlo, Potessi almeno avere la soddisfazione di sfogare questo interno martirio colle lagrime. Il dolore è grande e me l'ha pietrificato. Adesso sì comprendo, o Gesù, perché la madre tua ammirandoti sulla croce non pianse. Ma dimmi, o Gesù, che cosa è mai questa voce intima, che io di continuo sento: « Ubi est Deus tuus », a cui io non valgo a dare una risposta per tema di mentire? Deh! Signore, sovvieni al mio dolore. Desso è irrequieto, e non si darà pace fino a quando non riposerà in te. Ma debbo sperarlo, a vista della istessa mia infedeltà? Sì, o Signore, sento ancora tutta la forza di dirti: «Etiam si occideris me, in te sperabo». Epistolario 1,993

TI CERCO

Mio Dio, sono smarrito e ti ho perduto, ma ti ritroverà? Oppure ti avrò smarrito per sempre? Mi hai condannato a vivere eternamente lontano dalla tua faccia? Epistolario 1,1027

UN FIUME DI FUOCO, DENTRO DI ME

Mi sento morire, mio Dio! e voi vedete spegnere questa debole esistenza che tutta si strugge per voi, e intanto ve ne rimanete indifferente. Non ho ragione dunque di chiamarvi tiranno, crudele? Ahimè! Che dico mai!... Perdonatemi, o Dio, amor mio! Sono fuori di me e non so quello che dico. Voi mi avete reso impaziente, voi mi avete conquiso, voi mi avete bruciato tutte le mie interiora, voi avete introdotto nel mio interno un fiume di fuoco. Come posso fare a meno di non lamentarmi, se voi stesso mi provocate e mettete a cimento la mia fragilità?... Epistolario 1,1123

CONVERSIONE A DIO E MISERICORDIA

CONVERSIONE DEL CUORE

Riducimi a ravvedimento, astringimi a sincera contrizione e a salda conversione del cuore a te. Epistolario 1,1075

NELLA TUA BONTÀ

O Dio dell'anima mia, qual triste sorte mi aspetta, se io non mi decido a mutar vita, a tesoreggiare il tempo che la vostra bontà mi concede! Epistolario 4,1001

O BENE DELL’ANIMA MIA!

O bene dell'anima mia, dove stai? Dove ti sei andato a nascondere? Dove ritrovarti? Dove cercarti? Non vedi, o Gesù, che l'anima mia ti vuol sentire a ogni costo? Ti cerca da per ogni dove, ma non ti fai trovare se non nella piena del tuo furore, riempendola di un'estrema turbazione e amarezza, dandole a intendere quanto ti si addice e quanto ti si appartenga. Chi vale a esprimere la gravezza della mia posizione?! Ciò che intendo al riflesso del tuo lume, non valgo dirlo coll'umano linguaggio, e quando io tendo a voler dire qualcosa balbettando, l'anima mia rinviene di aver errato e di essersi più che mai allontanata dalla verità dei fatti.

Ben mio! Mi sei privo per sempre?! Ho voglia di gridare e di lamentarmi con voce superlativamente forte, ma sono debolissimo se non fare ascendere al tuo trono questo lamento: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?...

L’anima mia tutta è riversata sul quadro chiaro della miseria! Mio Dio!, che io regga a tal luttuosa vista: si ritiri da me il tuo raggio riflesso, perché io non reggo a tale aperto contrasto.

Epistolario 1,1089-1090

QUANTE NECESSITA’...

Mio Dio, quante necessità mi si affollano a ogni momento intorno al mio spirito, che si va disfacendo e marcendo nel suo dolore. Mi ritrovo a ogni pie' sospinto sempre più smarrito nel fosco e crescente disordine dello spirito, nel buio, nella dolorosa perdita di tutte le potenze e nello smarrimento dei sensi. Epistolario 1,1062

IN PROFONDA CONFUSIONE

Mio Dio!, sono a te in profonda confusione; a te che sei quel che sei. Io... nulla meschino, degno solo del tuo disprezzo e della tua commiserazione. Ma... rifletto che ho da far col Dio che è mio. Ah! sì, e chi vuole contendermelo? Epistolario 1,1105

VENGA IL TUO REGNO D’AMORE

Voi solo vedete che pena l'è questa per l'anima che vi cerca, eppure, o mio Signore, questa pena la porterebbe in pace per vostro amore, se conoscesse che anche in questo stato essa non è abbandonata da voi, o fonte di eterna felicità!... Ah!, voi ancora comprendete quale sia il crudel martirio che è per quest'anima il vedere le grandi offese che in questi tristissimi tempi si fanno dai figlliuoli degli uomini, e l'ingratitudine orrenda onde venite ripagato nei vostri pegni amorosi, e il poco o niun pensiero che questi veri ciechi si danno della perdita di voi. Mio Dio, Dio Dio! Convien pur dire che costoro non si fidino più di voi, poiché così sgarbatamente vi negano il tributo del loro amore. Ahimè!, mio Dio, quando verrà il momento in cui quest'anima vedrà ristabilito il vostro regno di amore?... Quando porrete termine a questo mio tormento?... Epistolario 1,676

O MIO DOLCE REDENTORE!

Oh Dio!, oh Dio!, dove mi vola il pensiero; che sarà di quegli infelici vostri figliuoli, e i miei fratelli ancora, che avranno forse già meritato i vostri fulmini? Voi il sapete, o mio dolce Redentore, quante volte la rimembranza di quel vostro divin volto, sdegnato contro questi miei infelici fratelli, mi ha fatto gelare il sangue dallo spavento, più che il pensiero degli eterni supplizi e delle pene tutte dell'inferno. Io sempre vi ho supplicato tremando, come vi supplico pure al presente, che, per la vostra misericordia, vi degniate di ritirare un sì fulmineo sguardo da questi miei infelici fratelli... Voi l'avete detto, o dolce mio Signore, che «l'amore è forte al par della morte, e duro al par dell'inferno», perciò guardate con occhio di ineffabile dolcezza questi morti fratelli, incatenateli a voi con una forte stretta di amore. Risorgano tutti questi veri morti, o Signore. O Gesù, Lazzaro non vi chiese punto che lo risuscitaste; valsero per lui le preghiere di una donna peccatrice; oh, eccome, o mio divin Signore, un'altra anima ancora essa peccatrice e più rea senza paragone, che vi prega per tanti morti, che punto non si curano di pregarvi affin di essere risuscitati. Voi sapete, o mio Signore e mio re, il crudo martirio che mi cagionano quest'altrettanti Lazzari: chiamateli con un grido si possente che dia loro la vita e al vostro comando escano dalla tomba dei loro sozzi piaceri. Fatelo, o Signore, e così tutti benediremo le ricchezze della vostra misericordia... Epistolario 1,677-678

ABITARE I SENTIERI DELLA SPERANZA

SPERANZA MIA

In tutto questo che mi succede, sento viva in me la speranza di non disperare. È vana questa mia speranza? Comunque sia, io sento di dirti, o Gesù, con Giobbe: « Io spererà in te, anche quando mi sento nella disperazione ». Epistolario 4,1023

SPUNTERÀ L’ALBA

Dio, quando spunterà, non pretendo il sole, ma almeno l'alba?

Epistolario 1,988

SAPENDOTI BUONO

Oh mio Bene!, che dico io mai? (ma tale purtroppo è la mia positura) e, sapendoti buono, non dovrei sperare e sperarti fiducioso, quando più vi fosse da disperare? Ma... o pena delle pene!... La tortura che supera ogni intendimento è questa: vedersi ridotto, astretto in disperazione di ogni speranza, e pur speranza non perdere... ahimè, mio Dio, che è questo ben duro, più di tutte le morti insieme! Epistolario 1,1049

OH DOLCI FERITE!

Oh fiat! Quanto sei dolce e amaro insieme! Tu ferisci e risani, impiaghi e guarisci, dai morte e nello stesso tempo dai anche la vita! Oh dolci tormenti!, perché siete tanto insoffribili e tanto cari insieme? Oh dolci ferite!, perché mentre siete dolorose, imbalsamate nello stesso tempo lo spirito, e lo preparate ancora a sottoporsi a colpi di novelle prove? Epistolario 1,1103

MIO DIO, MIO TUTTO

Oh Dio!, immetti in me un po' di speranza che io ti rispecchi alla fine e veda, qual tu mi sei, il mio Dio, il tutto mio, il bene dell'anima mia, purgato e rifatto al crogiuolo del tuo giusto rigore!

Epistolario 1,1097

USAMI MISERICORDIA

Io sento nell'interno un continuo rumoreggiare, simile a una cascata, che gitta sempre sangue. Mio Dio! È giusto il castigo e retto il tuo giudizio, ma usami al fine misericordia. Domine, ti dirò sempre col tuo profeta: Domine, ne in furore tuo arguas me, ne que in ira tua corripias me! Epistolario 1,1095

O ANIME SANTE

O anime sante, che libere d'ogni affanno, già vi state beando in cielo in quel torrente di sovrane dolcezze, oh quanto io invidio la vostra felicità! Deh!, per pietà, poiché voi siete sì presso alla fontana di vita, poiché voi mi vedete morir di sete in questo basso mondo, siatemi propizie di un poco di cotesta freschissima acqua.

Ah!, troppo male, o anime avventurate, il confesso, troppo male ho speso la mia porzione, troppo male ho custodito una gemma di tanto pregio; ma, viva Iddio!, a questa colpa sento esservi pur rimedio ancora. Ebbene, o anime beate, siatemi cortesi di un po' di aiuto; anche io, giacché non potei trovare ciò di cui ha bisogno l'anima mia nel riposo e nella notte, anche io sorgerà, come la sposa della sacra cantica e cercherò quegli che ama l'anima mia: « Surgam... et quaeram quem diligit anima mea »;e lo cercherò sempre, lo cercherò in tutte le cose, e né mi fermerò in nessuna, finché non l'abbia ritrovato sulla soglia del regno suo...

Epistolario 1,676-677

ABBANDONO TOTALE A DIO

ESTREMA FIDUCIA

Mio Dio! Non ostante che ti vedevo giudice, pure con occhio di estrema fiducia ti guardavo, non ostante che sentivo che nulla di misericordioso io potevo sperare. E mentre ero con questo sguardo a Dio rivolto, è avvenuto quello che questa mattina è avvenuto. Deo gratias. Epistolario 4,1023

SPERO DA TE CUSTODIA

O mio Bene, dove ti trovi, io ti perdei, ne sono smarrito dal rintracciarti, perché gustoso ne accettasti l'offerta piena che ti feci, e tutto tu hai ripreso e ritieni in sovrana padronanza. Io mi ci affido e spero da te custodia pel mio tutto, intiero abbandono al più straziante rilascio di amore. Epistolario 1,1028

VICINO A TE, SIGNORE

Signore, mettimi vicino a te, in modo che io senta la tua presenza, come tu sei vicino a me per essenza; e poi si scateni pure contro di me l'inferno tutto, che io non temo, che io non pavento.

Epistolario 1,884

ATTINGERE FORZA DA TE

Sono vertiginosamente trasportato a vivere per i fratelli e per conseguenza a inebriarmi e satollarmi di quei dolori che pur vado irresistibilmente lamentando. Oh Dio! Quanto è forte quel baptismun habeam baptizari del figlio tuo, che sì intimamente fai a me sentire. Epistolario 1,1196

 

MISTERO DI VITA E DI AMORE NELLA STORIA UMANA E NELL’UNIVERSO COMPI IN ME L’OPERA TUA, SIGNORE

Sentivo la voce del dovere di obbedire a te, o Dio vero e buono! ma i nemici tuoi e miei mi tiranneggiavano, mi slogavano le ossa, mi dileggiavano e mi contorcevano le viscere! Volevo obbedirti, o Dio mio, e Sposo mio. Questo era il sentimento che primeggiava in cima alla mia mente e al mio cuore, ma dove radunare tanta forza, perché potessi, con piede fermo e risoluto, calpestare i falsi allettamenti prima e la tirannia poi del mondo che non è tuo?! Tu lo sai, o Signore, le calde lacrime che versavo innanzi a te, in quei tempi luttuosissimi! Tu lo sai, o Dio dell'anima mia, i gemiti del mio cuore, le lacrime che giù scendevano da questi occhi. Tu ne avevi il segno incontestabile di quelle lacrime e della causa che sostenevo, dai guanciali che inzuppati ne rimanevano. Volevo e sempre volevo obbedirti, ma la vita mi si arrestava. Volevo morire, piuttosto che venir meno alla tua chiamata. Ma tu, Signore, che facesti esperimentare tutti gli effetti di un vero abbandono a questo tuo figliuolo, sorgesti alfine, mi stendesti la tua mano potente e mi conducesti là dove prima mi avevi chiamato. Ti siano rese infinite lodi e ringraziamenti, o mio Dio. Ma tu qui mi ascondesti agli occhi di tutti, ma una missione grandissima avevi fin d'allora affidata al tuo figlio: missione che a te e a me solo è nota. Mio Dio! Padre mio! Come ho corrisposto a siffatta missione?! Non lo so. Ma so solo che dovevo far forse di più. e [questo] l'argomento della presente irrequietezza del mio cuore. Irrequietezza che la sento sempre più ingigantirsi dentro di me in questi giorni di spirituale ritiro. Sorgi, dunque, ancora una volta, Signore, e liberami innanzi tutto da me stesso e non permettere che vada in perdizione chi, con tanta cura e premura, hai richiamato e strappato dal mondo che non è tuo. Sorgi, dunque, ancora una volta, Signore, e conferma nella tua grazia coloro che mi affidasti e non permettere che qualcuno abbia a perdersi disertando l'ovile. Oh Dio! Oh Dio!... Non permettere che vada in perdizione la tua eredità. Oh Dio, fatti sempre più sentire al mio povero cuore e compi in me l'opera da te incominciata. Epistolario 3,1008-1010

DOVE SERVIRTI?

Dove meglio potrò servirti, o Signore, se non nel chiostro e sotto la bandiera del Poverello di Assisi? Epistolario 3.1007

SACERDOTI TUOI

Gesù, mio sospiro e mia vita, oggi che trepidante ti elevo in un mistero di amore, con te per il mondo via, verità e vita e per te sacerdote santo vittima perfetta. Epistolario 4,1031

PER TE, PER I TUOI REDENTI

Cinquant'anni di vita religiosa, cinquant'anni confitto alla croce, cinquant'anni di fuoco divoratore: per te, Signore, per i tuoi redenti. Che altro desidera l'anima mia se non condurre tutti a te e pazientemente attendere che questo fuoco divoratore bruci tutte le mie viscere nel cupio dissolvi? Epistolario 4,1032

IL CELESTE BAMBINO

sapienza, o potenza di Dio, ci sentiamo di dover esclamare estasiati col tuo Apostolo - quanto sono incomprensibili i tuoi giudizi e investigabili le tue vie! Povertà, umiltà, abiezione, disprezzo, circondano il Verbo fatto carne; ma noi, dall'oscurità in cui questo Verbo fatto carne è avvolto, comprendiamo una cosa, udiamo una voce, intravediamo una sublime verità: tutto questo l'hai fatto per amore, e non c'inviti che all'amore, non ci parli che di amore, non ci dai che prove di amore. Il celeste Bambino soffre e vagisce nel presepe per rendere a noi amabile, meritoria e ricercata la sofferenza: egli manca di tutto, perché noi apprendiamo da lui la rinunzia dei beni e degli agi terreni; egli si compiace di umili e poveri adoratori per invogliarci ad amare la povertà e preferire la compagnia dei piccoli e dei semplici a quella dei grandi del mondo. Questo celeste Bambino tutto mansuetudine e dolcezza vuole infondere nei nostri cuori col suo esempio queste sublimi virtù, affinché nel mondo dilaniato e sconvolto sorga un era di pace e di amore. Egli fin dalla nascita addita la nostra missione, che è quella di disprezzare ciò che il mondo ama e cerca. Oh!, prostriamoci innanzi al presepe e col grande san Girolamo, il santo infiammato di amore a Gesù Bambino, offriamogli tutto il nostro cuore senza riserva, e promettiamogli di seguire gli insegnamenti che giungono a noi dalla grotta di Betlemme, che ci predicano essere tutto quaggiù vanità delle vanità, non altro che vanità.

Epistolario 4,1008-1009

GESÙ, VERO E UNICO DIO NOSTRO

a che cosa è l'uomo, perché tu ti prenda tanta cura? Tu lasci la tua celeste reggia per venire in cerca della traviata pecorella. Ti manifesti a essa, e con impulsi della tua grazia incessantemente la chiami, ne muovi il cuore verso di te, affinché a te d'appresso ti conosca, ti ami, ti adori. ai tu forse bisogno di essa per essere pienamente felice nel tuo paradiso? No, è la tua solita bontà che ti piega verso di essa, è il tuo amore, che ama espandersi e conquistarla per renderla felice di quella stessa felicità di cui tu sei ripieno. O Gesù, noi siamo un brutto nulla, e tu ci cerchi proprio per questo: per darci l'essere tuo divino, mediante l'operazione e la comunicazione della tua grazia. O Gesù, e chi potrà resisterti? Lascia che povero, quale io sono, ti chiegga tutto quello che mi bisogna per piacere a te, che sia di te, che dia gusto a te. Dammi e conservami quella fede viva che mi faccia credere e operare per tuo solo amore. E questo è il primo dono che ti presento e unito ai santi magi, ai tuoi piedi prostrato, ti confesso senza alcun umano rispetto dinanzi al mondo intero per vero e unico Dio nostro.

Epistolario 4,1014

ADORAZIONE DEL DIO INCARNATO

O Gesù, con i tuoi santi magi t'adoriamo, con essi ti offriamo i tre doni della nostra fede riconoscendoti e adorandoti quale nostro Dio umiliato per nostro amore, quale uomo rivestito di fragile carne per patire e morire per noi. E nei tuoi meriti sperando, siamo sicuri [di] conseguire l'eterna gloria. Con la nostra carità ti riconosciamo sovrano di amore nei nostri cuori, pregandoti che, nella tua infinita bontà, ti degni gradire ciò che tu stesso ci hai donato. Degnati [di] trasformare i nostri cuori come trasformasti quelli dei santi magi e fa' ancora che i nostri cuori, non potendo contenere gli ardori della tua carità, ti manifestino alle anime dei nostri fratelli per conquistarle. Il tuo regno non è lontano e tu facci partecipare al tuo trionfo sulla terra, per poi partecipare al tuo regno nel cielo. Fa' che non potendo contenere le comunicazioni della tua divina carità, predichiamo con l'esempio e con le opere la tua divina regalità. Prendi possesso dei nostri cuori nel tempo per possederli nell'eternità. Che mai ci togliamo da sotto il tuo scettro: né la vita né la morte valgano a separarci da te. La vita sia vita attinta da te a larghi sorsi d'amore per spandersi sull'umanità e ci faccia morire a ogni istante per vivere solo di te, per spandere te nei nostri cuori. Epistolario 4,1017-1018

QUANTE VOLTE

«Quante volte - mi ha detto Gesù poc'anzi - mi avresti abbandonato, figlio mio, se non ti avessi crocifisso». «Sotto la croce s’impara ad amare e io non la do a tutti, ma solo a quelle anime che mi sono più care » Epistolario 1,339

INEFFABILE DOLCEZZA DIVINA

MIO SIGNORE E MIO DIO

Tutti i tormenti di questa terra raccolti in un fascio, io li accetto, o mio Dio, io li desidero qual mia porzione, ma non potrei giammai rassegnarmi di essere separato da voi per mancanza di amore. Deh!, per pietà, non permettete che vada errata questa povera anima; non acconsentite giammai che questa mia speranza vada fallita. Fate che io mai mi separi da voi, e se lo sia al presente senza conoscerlo, traetemene in questo istante; confortate questo mio intelletto, o Dio mio, sicché conosca bene me stesso il grande amore che mi avete addimostrato e possa io godere eternamente le bellezze sovrane del vostro volto divino. Epistolario 1,675

UNA SPINA NEL CUORE

Oh, Dio!, che spina che sento essermi conficcata nel cuore! Le due forze che in apparenza sembrano estremamente contrarie, quella di voler vivere per giovare ai fratelli di esilio e quella di voler morire per unirmi allo Sposo, in questi ultimi tempi le sento superlativamente ingigantirsi nell'alta punta dello spirito. Mi dilacerano l'anima mi tolgono la pace, non intima, dell'anima, sibbene quella pace che la toccano, diciamo così, soltanto all'infuori, ma che pure conosco essermi tanto necessaria per poter agire con più dolcezza e con più unzione. Epistolario 1,1181

O MIO DOLCISSIMO AMANTE

Non sia mai, o caro Gesù, che io perda un sì prezioso tesoro quale voi siete per me. Mio Signore e mio Dio, troppo viva è nella mia anima quella ineffabile dolcezza, che piove dai vostri occhi e che voi, mio Bene, vi degnaste mirare con occhio di amore questa povera meschinella. Come potrà essere lenito lo strazio del mio cuore, il sapersi lontano da voi? Assai bene conosce l'anima mia quale terribile battaglia fu la mia, quando voi, o mio diletto, da me vi nascondeste! Quanto è viva, o mio dolcissimo amante, questa terribile e fulminante pittura impressa in questa anima! Chi fia mai che riesca a separare o a spegnere questo fuoco, che in petto mi arde di fiamme si accese per voi? Deh!, o Signore, non vogliate prendervi gusto a nascondervi; voi lo comprendete quale scompiglio e agitazione s'impossessano di tutte le potenze dell'anima e dei sentimenti ancora essi! Voi il vedete che non regge al crudele strazio di quest'abbandono la poverina, perché voi troppo l'avete innamorata di voi, bellezza infinita. Voi il sapete com'ella affannosamente vi cerca. Questo affanno non è effetto inferiore a quello che pur provava quella vostra sposa dei sacri cantici; anch'ella al par di questa sacra sposa s'aggira fuor di sé per le pubbliche vie e le piazze e prega e scongiura le figlie di Gerusalemme di dirle ove sia il suo diletto: «Vi scongiuro, o figlie di Gerusalemme, se vedrete il mio amato, ditegli che io languisco di amore». Quanto bene comprende l'anima mia in questo stato quello che è scritto nei salmi: «Defecit spiritus meus »! « Defecit in salutare tuum anima mea». Epistolario 1,675-676

L'AMORE DEL MIO DILETTO

Mi sento affogato nel pelago immenso del mio Diletto. Io vado facendo una continua indigestione. E pur dolce l'amarezza di quest'amore e soave il suo peso; ma ciò non toglie che l'anima nel sentirne l'immenso trasporto, non ha come fare a portarne l'immenso peso, e mi sento annullato e conquiso. Il piccolo cuore si sente impossibilitato a contenere l'amore immenso. E vero che egli è dentro e fuori. Ma, mio Dio, nel riversarsi che egli fa nel piccolo vaso della mia esistenza si soffre il martirio di non poterlo contenere: le pareti interne di questo cuore si sentono presso a poco scoppiare, e mi meraviglio come questo non sia accaduto ancora. Epistolario 1,1122

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